venerdì 30 aprile 2010

"dalle PROPOSTE, alle AZIONI"


Le Agenzie Formative possono [e devono] essere strumento di Innovazione e Ricerca di buone prassi affinchè si possano stimolare sul territorio e nelle imprese atteggiamenti di apertura al Cambiamento.

Attraverso la Formazione si trasferiscono paradigmi comunicativi generatori di metodo.



La convinzione che la Rete e il lavoro in rete possano essere strumenti e strategie mi porta a prestare particolarmente attenzione a quanto accade in giro e a segnarlarvelo.

Il 19 maggio 2010 a Roma si condivideranno idee, progetti e pensieri...

Fisicamente non ci sarò...ma farò in modo di restare informata e condividere.

Qui il wiki

mercoledì 14 aprile 2010

Aristotele al Grande Fratello

L'epoca dell'individualismo si declina nell' incapacità a riconoscere riferimenti e risorse negli altri, pari e non.
Le abitudini, gli interessi declinano l'individualismo mostrando raramente quel lato positivo che potrebbe essere intravisto nella personalizzazione [elemento prezioso per l'apprendimento].

Si è perso il senso di Comunità, la Rete Sociale si è modificata e persino il processo catartico dell'uomo ha subito un'evoluzione.

Aristotele ci ha insegnato che l'uomo si purifica dalle passioni, le razionalizza per recuperare un certo equilibrio psichico grazie all'Arte, nella forma della Tragedia. Di fronte alla Tragedia l'uomo si interroga rispetto ai dilemmi esistenziali, specchiandosi nei protagonosti si riconosce in vizi e virtù.
La mediazione tra il pubblico e i protagonisti è rappresentata dal Coro, che è neutrale rispetto ai personaggi, non giudica. E Nietzsche aggiunge
"questo coro dà consolazione al greco profondo, sensibile alle sofferenze più sottili e pesanti, che con sguardo tagliente ha contemplato sia l'orribile processo distruttivo della cosiddetta storia universale sia la crudeltà della natura..."


Il Greco era costretto ad andare a Teatro, perchè ritenuto politicamente strategico ed educativo.
L'uomo della società globalizzata è costretto allo zapping televisivo, come abitudine e status. C'è stato un tempo in cui anche la tv si è fatta strumento educativo, ma ormai il palisensto generalista ha avuto la meglio su programmi dall'eleganza di "Non è mai troppo tardi".

Facendo della facile sociologia una società che ha disimparato a fare rete ha bisogno di declinare antichi strumenti in ciò che il post-modernismo ha confezionato.

L'eroe è il borgataro espulso da quella società individualista che non si riconosce più negli ideali di fabbrica e protesta, proprio perchè è la fabbrica ad essere in crisi ancora prima della protesta.
Il teatro è il reality show , il giusto setting per accogliere ansie di successo a partire da ciò che ogni individuo comune può offrire: se stesso, con le proprie debolezze e le proprie caratteristiche a prescindere dai talenti.
Il coro è rappresentato dagli opinionisti, che partecipano della vita dei protagonisti facendo da voce narrante e razionalizzandone le passioni e gli impulsi. [tornando a Nietzsche:" questo processo del coro tragico è il fenomeno DRAMMATICO originario: vedere se stessi trasformati e operare come se davvero si fosse migrati in un altro corpo, in un altro carattere"]

Come dice Paolo Fabbri la tv del reality show è
caratterizzata non dall'offerta di informazione e fiction ma dalla "tecnologia della relazione". Da oggetto gerarchico, passaggio di sapere e distrazione e rubinetto di immagini per spettatore passivo e cittadino immaturo, la TV è diventata un medium per handicappati relazionali molto attivi nello zapping.

Una società che si è deteritorializzata, cerca il suo territorio, la sua comunità attraverso piccoli e semplici simili da ergere a eroi, per sublimarsi nelle loro storie e nei loro successi.
La vera novità è che il pubblico è complice, il Deus ex machina dela format televisivo: per dirla come Mezza avanza una nuova categoria, quella degli Spettautori.

Ci si identifica nell'uomo qualunque che sta abbracciando la possibilità di diventare famoso..e ricco: ecco la Mimesi, perchè l'uomo fin da bambino ha necessità di imitazione. Si imita per conoscere, per apprendere e per emulare.
Una società povera di valori fa dell'emulazione il motore.

Che avessero ragione Platone prima e Rousseau poi?
Che l'Arte sia diseducativa perchè distoglie l'uomo dalla realtà, mostrandogli qualcosa che non è e che non sarà per lui?
Che sia parte di una strategia politica di chi i media li governa e ne trae profitto? [una società destrutturata non si rivolta e si fa condurre]

Ma perfortuna alla categoria di Arte non risponde solo la tv!

domenica 11 aprile 2010

siamo tutti post adolescenti


IL FUTURO COME MINACCIA


L'adolescenza è una creazione della società occidentale, che privata dei riti di passaggio, ha sentito la necessità di creare un periodo che possa identificare l'età di passaggio all'età adulta.

Ci ha insegnato Howit che

l'obiettivo di tutti i momenti di questa cerimonia è di introdurre un mutamento brusco nella vita del novizio; il passato deve essere separato da lui con un intervallo che non potrà mai più riattraversare. La parentela con la madre, nel ruolo di bambino, viene bruscamente spezzata e, a partire da questo momento, egli resta legato agli uomini. deve abbandonare tutti i giochi e gli svaghi dell'infanzia. Egli diventa così un uomo preparato, consapevole dei doveri chegli competono in qualità di membro della comunità.

Il rito di iniziazione dava un riconoscimento in quanto parte della comunità: essere adulti significava essere responsabili non solo di se stessi, ma dell'intera comunità.

La società post-moderna non si può accontentare di un rito, ma soprattutto l'adolescente perde la sua categorizzazione di bambino senza acquisire ancora quella di adulto. Questo accade perchè siamo immersi in una società che vuole essere giovane: questo confonde l'adolescente che si trova ad e desiderare le stesse cose dei propri genitori. Provocatoriamente si può dire che siamo tutti post-adolescenti [e mai saremo adulti davvero].

Ma si può essere giovani senza avere intorno dei vecchi?

Come dice Jean Guillaumin in "Essais psycanhalityques"

il giovane adulto, dopo che da adolescente è riuscito a staccarsi dagli oggetti infantili, dovrebbe riuscire a introiettare gli oggetti genitoriali divenuti "morti viventi".

Ma i nostri ragazzi si ritrovano ad avere gli stessi interessi dei genitori e ancor peggio dei nonni.

Chi dovrebbe essere adulto rappresenta in realtà la caricatura dell'adulto come eterno adolescente.

Una società che vuole essere giovane ad ogni costo è una società che non sa più mettere i confini, che non riconosce il valore dell'esperienza e soprattutto non sa dare radici.

In questo contesto viene fatta l'apologia della flessibilità, perchè nessun adulto [non esistendo più il vero adulto!]vuole occupare il posto dell'Autorità, nessuno può assumersi la responsabilità di dire non tutto è possibile!

Come dice Benasayag gli adolescenti rappresentano il feedback patogeno di adulti narcisisti che non sanno dire no.

Questa eccessiva flessibilità porta a rinnegare il valore di comunità e a un inevitabile isolamento. Lo dice il buon senso, lo dice la teoria scientifica, ma lo dicono anche i dati che lo studio HBSC [studio sui comportamenti dei giovani in ambito sanitario dei giovani in età scolare] ci presenta.
La ricerca è svolta in 41 paesi europei.

Per quanto riguarda i ragazzi italiani la vera emergenza messa in evidenza dallo studio è proprio la mancanza di rete sociale a cui l'adolescente può rivolgersi

Il senso di appartenenza è spesso virtualizzato, ma fondamentalmente i ragazzi si sentono soli non considerando risorsa i genitori, ma nemmeno la scuola e i pari.[siamo al 37° posto]

Allora bisogna ricostruirla questa comunità, come luogo di conflitto e di promozione del cambiamento, del ragionamento. Dove c'è conflitto, c'è crescita.

Dobbiamo dare ai ragazzi le competenze perchè imparino ad adattarsi ai cambiamenti e possano evolvere allo stato di adulto. L'Organizzazione Mondiale della Sanità propone da molto tempo le life skill, ma noi italiani ...forse possiamo prenderci il lusso di dire che sono più importanti le nozioni, i programmi mai rinnovati e il voto in condotta...

E' meglio non rischiare...
anche se una società che non rischia mette in pericolo la gioventù!