Farfalle a scuola
riflessioni e proposte per la formazione professionale e no
domenica 7 maggio 2023
Ciao Gian
Per tanto tempo sono stata intimidita dalla Tua personalità, dai Tuoi modi e forse anche dalla Tua storia politica. Le mie scelte correvano parallele alle Tue, coerenti con quel paradosso della sinistra italiana per cui si cercano le differenze, ma raramente ciò che unisce.
Finché una sera di vittoria elettorale tua, sconfitta mia, ti alzasti dalla tua birra e puntandomi il dito contro, mi dicesti quelle che, se pur con il tono di una minaccia, erano parole di stima. Quella sera fu la svolta del mio rapporto con te. Quella sera smisi di temere il confronto con chi rappresentava la sinistra radicale della mia Città.
Era il 2011, cinque anni dopo saremmo stati insieme, un passo indietro per lasciare spazio a dei giovani. E poi ancora. Manifestazioni, banchetti, volantinaggi, confronti, campagne elettorali e qualche piccolo tentativo di utopia. Incazzature, perchè ogni tanto doveva essere proprio come dicevi tu, ma anche sorrisi e tanta generosità.
Da Assessore all'istruzione non ti dimenticavi mai dei miei ragazzi e delle mie ragazze della formazione professionale, pochi politici hanno questa attenzione. Perché tu arrivavi anche da lì e sapevi quanta potenzialità ci può essere in chi parte dal fare.
Eri motore di eventi che potessero arricchire la nostra comunità, come il teatro stracolmo di studenti per la testimonianza delle sorelle Bucci.
Ma soprattutto per me sei il ricordo più bello della seconda parte della mia vita. Una sera, a cena, con il tuo fare diretto e burbero, ti sei proposto come officiante del matrimonio mio con Marco. Tu con la fascia della mia Città, della Tua amata Pinerolo, sotto un ulivo, la Maiella alle spalle, noi due, gli sposi con tutto il nostro mondo attorno. Con la tua sensibilità hai fatto un capolavoro, rendendo quei momenti qualcosa che in tanti ricordano come Speciale. Sei entrato nei cuori di tutti e di tutte unendo il nord e il sud in un rito che forse non era solo di matrimonio.
L'immagine di Te con il regalo avvolto in una carta di giornale dice esattamente chi eri. Una bellissima foto di Pinerolo, tra le pagine del giornale locale, come ad unire simbolicamente le due terre, Piemonte e Abruzzo con la semplicità e la potenza dei tuoi modi.
L'ultima campagna elettorale ci hai guardati da lontano, scuotendo il capo come si fa con i figli monelli, ma non ci hai mai negato un consiglio, un confronto. La tua profonda esperienza era sempre a disposizione, anche con durezza ma sempre con affetto. Come quando mi hai ripresa alla mia prima apparizione istituzionale in cui mi hai aspettata alla fine per rimproverarmi, perché non avevo usato le parole istituzionalmente più corrette. Da allora prima di prendere la parola visualizzo il tuo volto, come una personale forma scaramantica.
Mi mancherà tutto di Te: la lista infinita di libri che desideravi per il tuo e-reader, scritta nei posti più improbabili, il plasentif in regalo a Natale, il salame del tuo amico lasciato di corsa con la sigaretta sempre accesa, le fisherman sempre in tasca, le bandiere, i cazziatoni, la bicicletta, le parole giuste sempre a disposizione, le rassegne stampa, il buona domenica ogni settimana, la puntuale richiesta di Centerba, gli interventi definitivi, la cassettina per la raccolta dei contributi alle manifestazioni, i conti scritti a mano, la capacità organizzativa, la conoscenza, la disponibilità costante, la capacità di stare tra il compromesso e gli ideali, la generosità, le foto a raffica, la passione per i piccoli, il volontariato, la sportività, te che ti presenti a casa nostra per gli europei con una TV in mano (ancora nostra). Il 25 aprile.
Ciao Gian. Cercheremo di onorarti portando avanti le battaglie che abbiamo condiviso. Ci hai lasciato una eredità pesante, ma anche tanti insegnamenti. Sarai orgoglioso di noi. Promesso.
lunedì 4 luglio 2022
Per una comunità che sappia ritrovare i propri Ragazzi
La comunità dovrebbe accogliere, proteggere e evitare traumi. Il concetto di comunità riporta a tutti gli attori che sin da bambini incontriamo sul nostro cammino dai docenti agli amici, dagli educatori agli allenatori, oltre che alle famiglie e alle figure politiche. Figure, che se guardate dall'alto, come riprese in una panoramica, appaiono complementari e sinergiche al punto da immaginare soltanto conseguenti azioni di successo. Invece i dati ci dicono altro, raccontandoci di una sotto-comunità, quella dei neet che hanno perso la bussola e forse anche la speranza. E' lo stesso acronimo a togliere loro fiducia identificandoli come nè una cosa, nè l'altra, di fatto espropriandoli anche di qualsiasi potenziale interesse.
Sono ragazzi usciti dal circuito scolastico e formativo e mai entrati in quello professionale, ma spesso è stata la scuola stessa che non li ha capiti, li ha mortificati, li ha demotivati.
Per essere insegnanti è necessaria una laurea che comprenda un pacchetto di crediti ad hoc per la docenza, ma nessun concorso misurerà la capacità di accogliere e di guardare oltre le difficoltà di apprendimento, nessuna prova sarà in grado di valutare quanto si sia bravi a presidiare i propri ragazzi per aiutarli a scovare le proprie attitudini, a superare debolezze e fragilità per trasformarle in punti di forza. Come diceva Quintiliano, il buon maestro nel correggere gli errori non deve essere aspro e offensivo, perché allontanerebbe i discenti da interesse e applicazione.
- la scuola non conosca davvero i ragazzi che perde, cosi da non assumersene la responsabilità
- la politica non conosca la comunità scolastica, sia nella estensione di chi impara, sia nella forma di chi dovrebbe insegnare, ma solo nella forma di numeri e statistiche. Così non se ne assume la responsabilità
- il mondo del lavoro, pensando quasi ed esclusivamente al profitto non abbia un vero interesse a indagare le ragioni di chi si allontana dalla formazione, piuttosto l'atteggiamento è quello giudicante di chi fa prima a dire che le nuove generazioni non hanno voglia di lavorare a fronte di paghe da miserabili. La responsabilità viene attribuita quindi ai ragazzi stessi, vittime di un vortice di schiaffi morali e danni materiali
- le famiglie non sappiano andare oltre la frustrazione causata dal giudizio di una comunità che dovrebbe essere rete di protezione, ma che da tempo viene meno al suo ruolo
La creatività non si trasmette. Ma ognuno, incontrando l'occasione di poterla sperimentare, può accendersene.Danilo Dolci
martedì 5 ottobre 2021
NON PUO' ACCADERE
Una donna, è stata uccisa una donna.
Ancora.
L'anno solare non è concluso e in Italia abbiamo superato gli 80 casi. Oltre 80 donne che non ci sono più.
Una donna, casi; sostantivi che non danno volti, non hanno identità, vanno oltre le storie. Oltre l'umanità.
Parole che portano i drammi lontani da noi, li spersonalizzano ponendo distanze. Come se la distanza rendesse un dolore più lieve, una perdita meno mancanza; la Storia di Quella Donna semplicemente una storia qualsiasi. Un omicidio, la reazione a uno sfinimento, la risposta a un comportamento esasperante. Come se si potesse paragonare un omicidio alla reazione di una mamma che sbotta stufa al millesimo capriccio del figlio.
Una mattina ti svegli con l'ennesima notizia, a cui ormai hai abituato l'orecchio, ma a richiamare l'attenzione non è tanto il fatto in sé, ma il dove. Vicino a casa. Il paese, la via, e persino il cognome ti risuonano familiari. Ecco che quella distanza si assottiglia e improvvisamente si percepisce il ritorno di quella Umanità abdicata.
Mia nonna diceva che al brutto ci si abitua ed è a capire la bellezza che bisogna allenarsi, e quindi mi dico che alla parola femminicidio ci si è abituati. Più di 80 volte da Capodanno ne abbiamo sentito parlare in tv, ne abbiamo letto sui giornali.
Non mi basta più che i media ne parlino. Come la racconto ai miei figli questa storia? Come si passa dalla notizia alla Storia, con tutto il rispetto e il peso che Quelle Donne meritano?
Vorrei che ci fosse un passo in più alla semplice cronaca; non mi interessano leggi che puniscano gli assassini, perché
una Società giusta, consapevole e matura non arriva a quel punto. E' necessaria una politica di sostegno, un'Istruzione che si occupi anche dell'affettività e del rispetto reciproco, un'educazione che sappia riconoscere che il patriarcato non è la via. C'è bisogno di politiche che rendano scontati i comportamenti che ora affidiamo al buon senso e alla buona educazione famigliare.
Vorrei che il dolore e lo scandalizzarsi collettivo tornassero ad essere lancinanti e non nascosti nell'indifferenza di uno sconsolato "può accadere".
sabato 6 marzo 2021
Il cortile
mercoledì 24 febbraio 2021
La lontananza. Ciao nonno.
martedì 30 giugno 2020
L'educazione è cosa del cuore
venerdì 19 giugno 2020
In bocca al lupo ragazzi!
Immagine https://www.nanopress.it/cultura/2015/11/02/perche-si-dice-in-bocca-al-lupo-e-si-risponde-crepi-il-lupo/96687/