venerdì 24 luglio 2009

L'attualità di uno scritto del '53 riflessioni sulla Formazione Professionale


Per tornare un po' alla storia locale...

Insieme alle preziose carte ricevute qualche giorno fa, ho trovato un fascicolo artigianalmente costruito e dattiloscritto dal titolo L'Apprendistato e firmato da Giulio Cesare Borgna [ingegnere pinerolese e animatore della vita culturale cittadina del passato].

La presentazione è firmata dall'allora sindaco di Pinerolo Prof. Alcide Asvisio.

Si tratta di uno studio sulla formazione professionale e sui ragazzi a partire dall'esperienza del corso comunale di cui ho parlato nel post La formazione professionale in nuce

Ciò che mi ha colpita è l'attualità di quanto scritto, ma anche l'ingenuità con cui spesso Noi del nostro tempo cadiamo vittime dellle leggende e degli stereotipi del passato.

Borgna definisce malattie ormai croniche
il ridursi della mano d'opera specializzata, la decadenza dell'insegnamento e l'impoverimento delle botteghe artigiane e delle piccole industrie...

Siamo nel 1953!

Non sta a me rilevare le analogie con il presente, rischierei di banalizzare, ma la riflessione credo nasca spontanea per tutti.

Borgna dice ancora:
In Italia tutti sono concordi nell'affermare che la gioventù non ha più la preparazione professionale nè la passione per il lavoro delle generazioni passate, o per lo meno difetta di quella esigenza di capacità imposta dall'evoluzione della tecnica produttivistica moderna...

Fa sicuramente sorridere leggere queste parole: le stesse che gli adulti del Nostro presente ripetono salmodiando circa gli adulti di domani [qualcuno direbbe "i corsi e ricorsi"]


Borgna lamenta un'inadeguatezza dell'offerta: troppe scuole prive degli strumenti idonei, troppi allievi per un maestro solo e regole poco chiare da parte del legislatore.

E' cambiato qualcosa?

A pagina 5 della piccola pubblicazione una bella sorpresa:
L'istruzione professionale nella vita sociale ed economica del paese riveste un'importanza non inferiore a quella riguardante l'istruzione publica

Per essere onesti, attraverso un percorso tortuoso e a volte anche poco coerente, ci siamo ritrovati con delle piccole rivoluzioni a partire dalla L.53 per arrivare all'Obbligo di Istruzione.

Almeno nelle leggi e nei decreti c'è la volontà di dare pari dignità.

Ho sempre guardato al passato come un'isola felice per i ragazzi del fare, ho sempre creduto che in qualche modo la società li leggittimasse più di oggi a scegliere percorsi meno legati alla teoria.

Leggere Borgna mi ha dato una visione diversa e critica.

I giovani, i figli di genitori discretamente abbienti, appena dispongono di un po' d'intelligenza e di volontà possono aspirare al conseguimento di un diploma, perchè lo Stato non esita a procurargli gratuitamente professori, aule e materiale didattico. [...] I figli di genitori bisognosi, che desiderano solo essere aiutati per apprendere un buon mestiere, non trovano la stessa comprensione.


Per fortuna quest'ultima citazione corrisponde solo parzialmente a ciò che succede oggi.

Ma forse la questione può essere ribaltata: capita spesso che un ragazzino discretamente bravo alle scuole medie, che ha la passione per il fare venga distolto dalle intezioni dai propri insegnanti, che lo liquidano con un "ma sei sprecato!" [dimenticando le potenzialità della flessibilità dei percorsi e che un elettricista qualificato, potrebbe dignitosamente, con studio e impegno diventare ingegnere]

Oggi non è più un problema relativo alla classe sociale di appartenenza, ma è un problema di cultura!
Non c'è la cultura del fare, perchè ne stiamo perdendo il monopolio.

Borgna cita ripetutamente il suo maestro che è un artigiano, ma ne parla al plurale.
La nostra Italia ha perso il patrimonio degli artigiani e lo sta cedendo a Chi in Italia cerca la sopravvivenza. Questo sminuisce il valore dell'artigianato e di alcune professioni che si stanno perdendo irrimediabilmente.

La soluzione credo sia nel mettersi insieme! La scuola, la formazione professionale e le aziende, con un unico obiettivo indipendentemente dai ragazzi e le loro attitudini, rispettando l'esigenza e il diritto di ognuno di evolvere, crescere e torvare la propria strada.

Nella commissione formata per presiedere i corsi comunali e quindi anche nel pensiero di Borgna, l'dea dell'interazione dei diversi attori era viva e aveva trovato una sua realizzazione.

Non voglio credere che non sia possibile oggi.

Non voglio cedere alla tentazione di concordare con la frase di chiusura al capitolo "Perchè favorire la specializzazione professionale" dove il vecchio Borgna dice:
Tutte queste cose però si scrivono sulla carta e rimangono una speranza, come rimangono con la sola speranza le molte mamme che invocano con commovente insistenza la possibiltà di far apprendere un decoroso mestiere ai propri figli.

No! le mamme devono poter avere certezze...di pari dignità per i propri figli!
[suona demagogico, ma la penso cosi]

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