giovedì 6 agosto 2009

L'empatia..strumento necessario per la Formazione


Che cosa è cambiato dalla formazione professionale degli anni '50 ad oggi?

Ciò che è cambiato da allora a parte i ragazzi e i loro bisogni, è il setting nel quale essi si formano.

Un tempo la formazione era intesa come addestramento, un modello formativo che si è diffuso in Italia nel periodo del boom economico e che ha sostituito a poco a poco il modello del maestro di bottega. Il concetto di addestramento si alimenta grazie ai cambiamenti dei processi produttivi: dalla produzione artigianale alla produzione su scala. Ne consegue l'esigenza di formare competenze in un breve periodo, senza interessarsi troppo a Chi si forma.

Anche la formazione professionale inconsapevolmente ha risentito dei postulati del behaviorismo skinneriano e dell'ansia di prestazione, senza guardare a Chi si sta formando, alle sue caratteristiche e al perchè ha scelto quella professione piuttosto che un'altra.

Con gli anni '70 si sono affacciati i centri di formazione professionale di ispirazione religiosa e sindacale che si sono caratterizzati per un proprio modello pedagogico che superasse il “saper fare” proponendo, quello che nella nuova accezione per competenze è il “saper essere”, l' Uomo Etico.

L'Uomo Etico si forma attraverso l'esempio e la Cura [la solita cura educativa di cui in questo blog abbiamo ripetutamente parlato].

L'Uomo Etico si prepara, come dice Ferdinando De Muro, con una formazione intesa come esperienza “integrale”, con un percorso che ricostruisca la propria identità professionale, che metta le basi per nuove sfide.

L'allievo di oggi non è più solo ricettore, ma è parte integrante del processo didattico. Grazie all'atteggiamento dell'allievo la lezione e l'obiettivo dell'azione formativa possono [e devono] essere modificati, e sorprendentemente a volte possono assumere forme più adeguate, anche se non tradizionali e consuete.

Per questa ragione non si può pensare di fare formazione senza un atteggiamento empatico.

De Muro definisce l'empatia

come la capacità di sintonizzarsi cognitivamente ed emotivamente (con la mente e con il cuore) con gli altri, con ciò che stanno vivendo in un preciso momento. E' una tendenza (sensibilità) che consente ad una persona di percepire i bisogni dell'altro, ad assumerne le prospettive, a viverne le emozioni e a reagire emotivamente in congruenza con la situazione.

E' fondamentale capire i bisogni di chi si sta formando, perchè è l'unico strumento che abbiamo a disposizione per segnare la strada della crescita personale dei ragazzi ed evitare [o ridurre] le sconfitte.

L'empatia è ciò che ci permette di non considerare la formazione professionale esclusivamente dal punto di vista del lavoro, ma anche e soprattutto dal punto di vista della persona.

Mettere al centro la Persona permette di guardare prospettive nuove anche in un mondo del lavoro alienato e forse poco educativo. Perchè come diceva Simone Weil

un lavoro ridotto a merce e subìto trasforma l'uomo in un'orrenda mostruosità.
Mentre una professionalità consapevole appresa grazie alla passione, all'interesse e all' amore per l'Uomo, appunto giova all'azienda e alla società.

Essere emapatici è sicuramente impegnativo, perchè significa mettersi in gioco e andare in profondità [senza essere l'amicone]. Ma se il risultato mira ad una libertà consapevole e matura, ad una società dove l'individuo è predisposto ad essere proattivo per una causa comune, al di là dello stipendio e della performance individuale, forse vale la pena mettersi in gioco.