sabato 6 marzo 2021

Il cortile

Mi considero fortunata perché ho sempre potuto conservare il mio attaccamento al sole grazie a un pezzetto di orto urbano durante l'anno e alla sterminata campagna guardiese quando ero bambina; e dal 2001 il giardino di casa, anche quando la casa l'ho cambiata. Poi si è aggiunto un cortile, che ha dilatato spazio, rapporti, autonomia e libertà anche nei miei figli. 
Le loro amicizie si sono fatte fratellanza e a me è sembrato di rimpicciolire la città in paese. La libertà di lasciare i figli incustoditi perché la vigilanza era tra pari, perché i rapporti si equilibravano in una forma di mutualismo spontaneo. 
Il cortile che rendeva tutti uguali, anche quelli dell'ultimo piano,  senza giardino, perché nella sicurezza di un recinto potevano esprimere la propria voglia di aria; il cortile democratico perché di tutti e inclusivo, perché aperto a chi del condominio non è. 

Il cortile fino a marzo 2020. Un marzo che mai come allora mi era sembrato primavera. 

Poi il cortile è diventato inconsapevole spettatore della vita dei balconi, dei giardini. Balconi e giardini coralità di una speranza che allungava le braccia all'estate.  

L'estate ha illuso il cortile con qualche timido pallone che ha ripreso a far arrabbiare la signora delle fragole, per le incursioni nel suo giardino. Perchè quando si è grandi non si contempla l'idea che il pallone va dove lo porta l'aria, anche se i piedi lo vorrebbero mandare in tutte le porte del mondo.  

E poi l'autunno e improvvisamente il ricordo di una primavera che  la mia testa assimila a un inverno. Chiusi. 

Oggi siamo quasi a primavera, me lo dicono le violette che spuntano timide in giardino. 

Un anno fa avevo la certezza che sarebbe stato tutto diverso, dopo tutto questo tempo. Ero certa che quel tempo non fosse arrivato inutilmente, ma che avremmo imparato. 
Imparato a essere solidali, a essere pazienti, tolleranti; che avremmo imparato ritmi nuovi, più naturali, più a tempo con il cuore. 

Ero certa. 

Oggi è quasi primavera, me lo dicono i bulbi che affacciano le loro foglie tra l'erba, ma fa freddo. E non è solo la pioggia a scuotere l'aria, ma l'idea che tutto sta ricominciando a fermarsi. Ancora. 
I ragazzi chiusi in casa, i rapporti congelati, i genitori imbarazzati tra scegliere il lavoro ed essere madre e padre, come dovrebbe essere. 
La certezza che non abbiamo imparato niente, la certezza di essermi illusa mi fa male come quando non ci si riprende da una delusione d'amore. Perché è stato bello credere in un mondo nuovo, in un paradigma che avrebbe potuto essere rivoluzione. 

La fame d'aria è la metafora di questo tempo. Tutto quello che sento di volere è aria e sole.


E oggi rientrando a casa il cortile mi è sembrato piccolo, più piccolo di come lo custodivano i miei ricordi.