mercoledì 24 febbraio 2021

La lontananza. Ciao nonno.

Oggi è uno di quei giorni la cui ombra mi ha rincorso per anni, forse sin da bambina, quando le chiamate al telefono erano via cavo e rare. Quando ne arrivava una fuori dalle ordinarie del fine settimana coincideva con il batticuore e la fretta di preparare una valigia, che potesse contenere vestiti e un piccolo ristoro al senso di colpa che crea la lontananza.
La Lontananza è il titolo della canzone che ha accompagnato la storia d'amore dei miei genitori. 
La lontananza è diventata il leitmotiv della mia vita, inconsapevolmente. 
La lontananza è stata il motore della mia famiglia.

All'origine di tutto c'è stato un uomo, piccolo e grande allo stesso tempo, che ha avuto l'incosciente intuizione che il dolore della lontananza sarebbe stato meno forte di quello della povertà. 
Se non fosse per quella scelta, forte, che oggi appare anacronistica per il nostro paese, io non sarei qui, non sarei tanto di quello che sono. 

Un uomo, dicevamo, che ha coltivato il sacrificio, come senso profondo della vita; che quando era in pensione zappava la terra come se quella terra potesse essere ultima salvezza. Quella stessa terra che ha saputo farci amare di un legame profondo, atavico, quasi soffocante. 

Oggi quel senso di lontananza soffocante è tornato pesante a farsi sentire. Quella valigia era pronta da qualche giorno, pronta per sedare l'ansia pressante che può avere l'attesa per un figlio che sa che sta arrivando il momento dei saluti. Ma si è lontani e forse non si arriverà in tempo. 

Eravamo abituati ai suoi scherzi. Ce ne ha fatti tanti, a volte anche sadici e anche questa volta pensavamo sarebbe andata così: un highlander si risolleva sempre. Avevamo smesso di contare le tante vite che aveva consumato. 

Invece il 24 febbraio.

Mio nonno era un uomo con tante sfaccettature, da cui ho imparato il peso dell'errore e la leggerezza della rinascita. 

Mio nonno era stato un disertore e questo lo rendeva simpatico a prescindere, ma nel raccontarsi non dimenticava mai di dire che l'eroe era il fratello, quello che alla guerra non si era sottratto, l'eroe di famiglia. 

Mio nonno amava gli animali più che gli uomini, da lui ho imparato ad allattare gli agnelli e a parlare con i conigli. 

Mio nonno amava il rispetto in un'accezione fuori moda, di cui forse ci sarebbe bisogno. 

Mio nonno amava la gente, ma odiava i soprusi, disposto a pagare per contarstarli. 

Mio nonno faceva giocare i bambini con filastrocche e giochi antichi. 

Mio nonno negli ultimi anni cantava, rideva e amava. 

Questo è il nonno che porterò nel cuore. 
E l'ombra diventerà presenza.