martedì 20 ottobre 2009

I nostri ragazzi..tutti Bonaventura!


Perchè non rispolverare Tofano?

A me piace considerarlo come il padre della letteratura teatrale per l'infanzia italiana, perchè i suoi testi presentano caratteristiche nuove rispetto ai testi di chi lo ha preceduto.

Come lo stesso Tofano più volte afferma, il suo teatro si pone come unico obiettivo divertire. Il genere deve essere quello comico, caricaturale perchè lo scopo è di colpire l'immaginazione dei bambini attraverso il fantastico, il fiabesco, l'avventuroso.

Ridere con qualunque mezzo, purchè s'intende, di buon gusto


Ed è all'insegna del buon gusto che nasce il "Signor Bonaventura", personaggio positivo, eroe involontario, premiato alla fine di ogni avventura con l'ironico e simbolico milione.
Ogni lettore [o spettatore] vi si può riconoscere, le sue sfortune sono i simboli di una quotidianità comune agli uomini ordinari.

Le commedie di Tofano si fanno breviario teatrale dell'Italia che cerca di sopravvivere in un tempo tra le guerre. In un regno che non c'è, popolato da un'aristocrazia decadente, si prendono le distanze dal clima retorico e pedagogicamente conservatore del regime fascista.

La grande novità sta nel tentativo di mediare due mondi che fino ad allora erano stati tenuti distanti: il teatro e l'infanzia. I bambini sono considerati tanto ingelligenti quanto gli adulti e attraverso le avventure di Bonaventura possono essere sensibilizzati al senso estetico, senza dover passare per la strada dell'indottrinamento.

I bambini di Tofano sono radiosi e hanno voglia di ridere. Sebbene non ci sia nessun intento pedagogico dietro la nascita di Bonaventura, il messaggio è chiaro: insegnamo l'ottimismo...Giustifica
risvegliando in essi il senso della bontà, più benefica quindi dei predicozzi, dei pistolottie, soprattutto, della retorica [S. Tofano da "Recitare per i bambini", 1937]


Allora...insegnamo a sorridere, ad essere autoironici, a trovare il lato comico della vita., affinchè anche i nosti ragazzi si possano sentire eroi di un loro piccolo mondo.
Bonaventura riusciva a superare qualsiasi avversità per arrivare al famoso milione. [si può osare chiamarla involontaria pedagogia del successo?]

Insegnamo a trovarlo il milione.

Ma soprattutto sorridiamo a questi ragazzi!








lunedì 5 ottobre 2009

Adolescenti oggi-sfide educative


Lo ammetto: ho risposto all'invito da parte del servizio Orientarsi della Provincia di Torino, all'incontro con Paolo Crepet un po' prevenuta.Corsivo
Invece il carisma, la semplicità e l'immediatezza con cui ha catturato l'uditorio ha fatto sì che avessi voglia di condividerne le sollecitazioni e le riflessioni.

Al centro delle riflessioni la cultura tutta italiana pedofobica, come se ci fosse una sorta di razzismo nei confronti dei ragazzi. Educare richiede tempo e la nostra generazione invece il tempo lo riduce.

Il vuoto educativo è stato sostituito dal "pieno televisivo" [per intenderci rappresentato dalle tante proposte alla Maria de Filippi]; mentre la generazione dei nostri nonni prevedeva un'educazione tra pari e diverse figure parentali educative.

E' imbarazzante pensare ad una società che si vede ridurre i tempi scolastici proprio quando dovrebbe chiedere che vengano occupati gli spazi che la Famiglia non può più occupare.
Apparentemente Crepet propone una cosa banale: cambiare il nome del Ministero dell'Istruzione in Ministero dell'Educazione. I ragazzi vanno educati [e non istruiti], educati alla Vita! E invece le competenze fondamentali per affrontare il mondo nella pagella non compaiono: autonomia, autostima e creatività.

Ciò che ripeto quasi salmodiando ai ragazzi del fare: non importa che si sappia di chimica o matematica, se non si è capaci a vivere.[ La scuola non seleziona i migliori: i primi a scuola non sono automaticamente i primi nella vita.]

Il vuoto educativo è riempito dai genitori dal senso di colpa, che toglie la distanza educativa, per sostituirla con un'ossessiva vicinanza. I genitori si fanno camerieri dei figli, senza cercare i talenti dei propri ragazzi, senza farli crescere.

Bisogna partire dal presupposto che i ragazzi siano intelligenti, perchè educare significa rischiare: chi non sa rischiare non può fare l'educatore.

Parte del rischio è anche la consapevolezza che educare non è democratico, l'insegnante è il capitano e i ragazzi i suoi marinai che devono potersi fidare di chi li guida. Il capitano non negozia, perchè conosce la meta e sa affrontare le intemperie.

L'insegnante deve essere umile per poter crescere insieme ai suoi ragazzi, essere severo senza scordarsi di sorridere.
L'insegnante deve essere in grado di insegnare le emozioni. Non si tratta di colmare i vuoti, ma solo dare gli strumenti affinchè si possa imparare a colmarli.

I ragazzi in preda al vuoto educativo non crescono: invecchiano e basta! Coltivare le differenze e cogliere la sfida che gli adolescenti ci lanciano dà loro quel giusto riferimento che insegna a Pensare.

Un grande educatore è Passione! Ditelo a chi non ce l'ha!

integrazione del 16 ottobre 2009
intervista a Paolo Crepet su Repubblica.it

http://www.repubblica.it/2009/10/sezioni/scuola_e_universita/servizi/scuole-genitori/intervista-crepet/intervista-crepet.html?rss