domenica 7 marzo 2010

Educare: la vera battaglia


Educare da educere, tirare fuori.

Un educatore deve tendere all'individuazione delle migliori caratteristiche da tirare fuori, da mettere in evidenza. Questo vuol dire che l'educatore tende a promuovere un cambiamento, attraverso il gap di conoscenze esistente tra lui e l'educando.

Il cambiamento avviene grazie all'azione combinata tra quello che è il potere riconosciuto dell'educatore e la sua capacità di entrare empaticamente nel mondo di chi ha di fronte. Per questo come già ho detto qui ascoltare è strategico e forse rivoluzionario.

Il cambiamento e la crescita individuale moltiplica le possibilità di cambiamento sociale.

In un tempo di modelli educativi [tradizionali] in crisi la responsabilità di chi si vede riconosciuto il ruolo sociale cresce e si arrichisce di significato, nonostante spesso venga messo in discussione anche da altri contesti che dovrebbero essere ugualmente educativi, come la famiglia.

Ma educare significa portare il singolo a socializzare e quindi ad emanciparsi, affinchè possa essere pronto per svolgere i diversi ruoli che la società gli richiede e diventare così Persona.

Frutto dell'educazione dovrebbe quindi essere la trasmissione di valori, ma senza correre il rischio che si sconfini nell'indottrinamento; la difficoltà sta nell'individuare il giusto equilibrio tra i diversi modelli educativi, affinchè si possa offrire un paradigma efficace dei diversi ambiti in cui l'individuo è costretto a muoversi nell'arco della vita, senza dimenticare che le strutture conoscitive, la personalità e le condizioni di vita sono variabili importanti del contesto in cui ha luogo l'apprendimento.

Un approccio maieutico vorrebbe che l'educatore sia portatore di un modello, diventando quindi un facilitatore attraverso il suo carisma. Educare significa quindi essere disposti a mettersi in gioco, a mettere in discussione i propri valori per poterli evolvere e in un approccio di ricerca e partecipazione, anche in una dimensione di apertura interculturale.

Educare è esporsi al rischio anche di un proprio cambiamento.

Se ascoltare può essere rivoluzionario, educare è combattere.

3 commenti:

  1. Pensa Lia, siamo arrivati al punto che io, anziano, soffro per il gap di conoscenza che c'è tra me e gli educatori .. t'immagini quanto può essere dura tendere a un cambiamento .. se gli educandi possono arrivare ad acquisire una conoscenza incomunicabile agli educatori !?

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  2. sai qual è il problema? sempre il solito la non disponibilità all'ascolto! ;)

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  3. Allora l'educazione all'ascolto? Ci si deve iscrivere a un corso o si comincia a farsela con i propri mezzi?

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