Le abitudini, gli interessi declinano l'individualismo mostrando raramente quel lato positivo che potrebbe essere intravisto nella personalizzazione [elemento prezioso per l'apprendimento].
Si è perso il senso di Comunità, la Rete Sociale si è modificata e persino il processo catartico dell'uomo ha subito un'evoluzione.
Aristotele ci ha insegnato che l'uomo si purifica dalle passioni, le razionalizza per recuperare un certo equilibrio psichico grazie all'Arte, nella forma della Tragedia. Di fronte alla Tragedia l'uomo si interroga rispetto ai dilemmi esistenziali, specchiandosi nei protagonosti si riconosce in vizi e virtù.
La mediazione tra il pubblico e i protagonisti è rappresentata dal Coro, che è neutrale rispetto ai personaggi, non giudica. E Nietzsche aggiunge
Il Greco era costretto ad andare a Teatro, perchè ritenuto politicamente strategico ed educativo.
L'uomo della società globalizzata è costretto allo zapping televisivo, come abitudine e status. C'è stato un tempo in cui anche la tv si è fatta strumento educativo, ma ormai il palisensto generalista ha avuto la meglio su programmi dall'eleganza di "Non è mai troppo tardi".
Facendo della facile sociologia una società che ha disimparato a fare rete ha bisogno di declinare antichi strumenti in ciò che il post-modernismo ha confezionato.
L'eroe è il borgataro espulso da quella società individualista che non si riconosce più negli ideali di fabbrica e protesta, proprio perchè è la fabbrica ad essere in crisi ancora prima della protesta.
Il teatro è il reality show , il giusto setting per accogliere ansie di successo a partire da ciò che ogni individuo comune può offrire: se stesso, con le proprie debolezze e le proprie caratteristiche a prescindere dai talenti.
Il coro è rappresentato dagli opinionisti, che partecipano della vita dei protagonisti facendo da voce narrante e razionalizzandone le passioni e gli impulsi. [tornando a Nietzsche:" questo processo del coro tragico è il fenomeno DRAMMATICO originario: vedere se stessi trasformati e operare come se davvero si fosse migrati in un altro corpo, in un altro carattere"]
Come dice Paolo Fabbri la tv del reality show è
Una società che si è deteritorializzata, cerca il suo territorio, la sua comunità attraverso piccoli e semplici simili da ergere a eroi, per sublimarsi nelle loro storie e nei loro successi.
La vera novità è che il pubblico è complice, il Deus ex machina dela format televisivo: per dirla come Mezza avanza una nuova categoria, quella degli Spettautori.
Ci si identifica nell'uomo qualunque che sta abbracciando la possibilità di diventare famoso..e ricco: ecco la Mimesi, perchè l'uomo fin da bambino ha necessità di imitazione. Si imita per conoscere, per apprendere e per emulare.
Una società povera di valori fa dell'emulazione il motore.
Che avessero ragione Platone prima e Rousseau poi?
Che l'Arte sia diseducativa perchè distoglie l'uomo dalla realtà, mostrandogli qualcosa che non è e che non sarà per lui?
Che sia parte di una strategia politica di chi i media li governa e ne trae profitto? [una società destrutturata non si rivolta e si fa condurre]
Ma perfortuna alla categoria di Arte non risponde solo la tv!
Si è perso il senso di Comunità, la Rete Sociale si è modificata e persino il processo catartico dell'uomo ha subito un'evoluzione.
Aristotele ci ha insegnato che l'uomo si purifica dalle passioni, le razionalizza per recuperare un certo equilibrio psichico grazie all'Arte, nella forma della Tragedia. Di fronte alla Tragedia l'uomo si interroga rispetto ai dilemmi esistenziali, specchiandosi nei protagonosti si riconosce in vizi e virtù.
La mediazione tra il pubblico e i protagonisti è rappresentata dal Coro, che è neutrale rispetto ai personaggi, non giudica. E Nietzsche aggiunge
"questo coro dà consolazione al greco profondo, sensibile alle sofferenze più sottili e pesanti, che con sguardo tagliente ha contemplato sia l'orribile processo distruttivo della cosiddetta storia universale sia la crudeltà della natura..."
Il Greco era costretto ad andare a Teatro, perchè ritenuto politicamente strategico ed educativo.
L'uomo della società globalizzata è costretto allo zapping televisivo, come abitudine e status. C'è stato un tempo in cui anche la tv si è fatta strumento educativo, ma ormai il palisensto generalista ha avuto la meglio su programmi dall'eleganza di "Non è mai troppo tardi".
Facendo della facile sociologia una società che ha disimparato a fare rete ha bisogno di declinare antichi strumenti in ciò che il post-modernismo ha confezionato.
L'eroe è il borgataro espulso da quella società individualista che non si riconosce più negli ideali di fabbrica e protesta, proprio perchè è la fabbrica ad essere in crisi ancora prima della protesta.
Il teatro è il reality show , il giusto setting per accogliere ansie di successo a partire da ciò che ogni individuo comune può offrire: se stesso, con le proprie debolezze e le proprie caratteristiche a prescindere dai talenti.
Il coro è rappresentato dagli opinionisti, che partecipano della vita dei protagonisti facendo da voce narrante e razionalizzandone le passioni e gli impulsi. [tornando a Nietzsche:" questo processo del coro tragico è il fenomeno DRAMMATICO originario: vedere se stessi trasformati e operare come se davvero si fosse migrati in un altro corpo, in un altro carattere"]
Come dice Paolo Fabbri la tv del reality show è
caratterizzata non dall'offerta di informazione e fiction ma dalla "tecnologia della relazione". Da oggetto gerarchico, passaggio di sapere e distrazione e rubinetto di immagini per spettatore passivo e cittadino immaturo, la TV è diventata un medium per handicappati relazionali molto attivi nello zapping.
Una società che si è deteritorializzata, cerca il suo territorio, la sua comunità attraverso piccoli e semplici simili da ergere a eroi, per sublimarsi nelle loro storie e nei loro successi.
La vera novità è che il pubblico è complice, il Deus ex machina dela format televisivo: per dirla come Mezza avanza una nuova categoria, quella degli Spettautori.
Ci si identifica nell'uomo qualunque che sta abbracciando la possibilità di diventare famoso..e ricco: ecco la Mimesi, perchè l'uomo fin da bambino ha necessità di imitazione. Si imita per conoscere, per apprendere e per emulare.
Una società povera di valori fa dell'emulazione il motore.
Che avessero ragione Platone prima e Rousseau poi?
Che l'Arte sia diseducativa perchè distoglie l'uomo dalla realtà, mostrandogli qualcosa che non è e che non sarà per lui?
Che sia parte di una strategia politica di chi i media li governa e ne trae profitto? [una società destrutturata non si rivolta e si fa condurre]
Ma perfortuna alla categoria di Arte non risponde solo la tv!
A proposito di avanzamento degli SpettAutori .. si potrebbe contrastarlo con l'emergere dei RestaurAutori??
RispondiEliminaIl mio contributo, in attesa di Revisori e RestaurAutori di buona volontà, http://w2wai.amplify.com/2010/04/21/per-formarsi-come-revisori-e-restaurautori-del-sistema/
..
o di contributi alternativi [nel caso il mio fosse irrecuperabile].
Post citato in questo commento.
RispondiEliminaIl post commentato chiede Come sarà il Web fra 20 anni?.
Porsi una domanda del genere rivela l'incapacità relazionale di chiedersi Come vogliamo essere noi l'anno prossimo?.