domenica 11 aprile 2010

siamo tutti post adolescenti


IL FUTURO COME MINACCIA


L'adolescenza è una creazione della società occidentale, che privata dei riti di passaggio, ha sentito la necessità di creare un periodo che possa identificare l'età di passaggio all'età adulta.

Ci ha insegnato Howit che

l'obiettivo di tutti i momenti di questa cerimonia è di introdurre un mutamento brusco nella vita del novizio; il passato deve essere separato da lui con un intervallo che non potrà mai più riattraversare. La parentela con la madre, nel ruolo di bambino, viene bruscamente spezzata e, a partire da questo momento, egli resta legato agli uomini. deve abbandonare tutti i giochi e gli svaghi dell'infanzia. Egli diventa così un uomo preparato, consapevole dei doveri chegli competono in qualità di membro della comunità.

Il rito di iniziazione dava un riconoscimento in quanto parte della comunità: essere adulti significava essere responsabili non solo di se stessi, ma dell'intera comunità.

La società post-moderna non si può accontentare di un rito, ma soprattutto l'adolescente perde la sua categorizzazione di bambino senza acquisire ancora quella di adulto. Questo accade perchè siamo immersi in una società che vuole essere giovane: questo confonde l'adolescente che si trova ad e desiderare le stesse cose dei propri genitori. Provocatoriamente si può dire che siamo tutti post-adolescenti [e mai saremo adulti davvero].

Ma si può essere giovani senza avere intorno dei vecchi?

Come dice Jean Guillaumin in "Essais psycanhalityques"

il giovane adulto, dopo che da adolescente è riuscito a staccarsi dagli oggetti infantili, dovrebbe riuscire a introiettare gli oggetti genitoriali divenuti "morti viventi".

Ma i nostri ragazzi si ritrovano ad avere gli stessi interessi dei genitori e ancor peggio dei nonni.

Chi dovrebbe essere adulto rappresenta in realtà la caricatura dell'adulto come eterno adolescente.

Una società che vuole essere giovane ad ogni costo è una società che non sa più mettere i confini, che non riconosce il valore dell'esperienza e soprattutto non sa dare radici.

In questo contesto viene fatta l'apologia della flessibilità, perchè nessun adulto [non esistendo più il vero adulto!]vuole occupare il posto dell'Autorità, nessuno può assumersi la responsabilità di dire non tutto è possibile!

Come dice Benasayag gli adolescenti rappresentano il feedback patogeno di adulti narcisisti che non sanno dire no.

Questa eccessiva flessibilità porta a rinnegare il valore di comunità e a un inevitabile isolamento. Lo dice il buon senso, lo dice la teoria scientifica, ma lo dicono anche i dati che lo studio HBSC [studio sui comportamenti dei giovani in ambito sanitario dei giovani in età scolare] ci presenta.
La ricerca è svolta in 41 paesi europei.

Per quanto riguarda i ragazzi italiani la vera emergenza messa in evidenza dallo studio è proprio la mancanza di rete sociale a cui l'adolescente può rivolgersi

Il senso di appartenenza è spesso virtualizzato, ma fondamentalmente i ragazzi si sentono soli non considerando risorsa i genitori, ma nemmeno la scuola e i pari.[siamo al 37° posto]

Allora bisogna ricostruirla questa comunità, come luogo di conflitto e di promozione del cambiamento, del ragionamento. Dove c'è conflitto, c'è crescita.

Dobbiamo dare ai ragazzi le competenze perchè imparino ad adattarsi ai cambiamenti e possano evolvere allo stato di adulto. L'Organizzazione Mondiale della Sanità propone da molto tempo le life skill, ma noi italiani ...forse possiamo prenderci il lusso di dire che sono più importanti le nozioni, i programmi mai rinnovati e il voto in condotta...

E' meglio non rischiare...
anche se una società che non rischia mette in pericolo la gioventù!

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