sabato 19 maggio 2012

Mettiamoci la faccia [due sabati pomeriggi lontani vent'anni]


Vent'anni fa era un sabato pomeriggio...ero un'adolescente che si credeva impegnata, ma decisamente poco consapevole. Da qualche tempo qualche conoscente mi diceva che il mio papà assomigliava al giudice Falcone. Io non ero sicura di sapere chi fosse.
Ma da quel sabato pomeriggio quel volto non l'ho più dimenticato.
Stamattina mi sono svegliata con l'intenzione di ritagliare del tempo per qualche riflessione in cui ricordare i vent'anni dalla strage di quel sabato pomeriggio. Poi...dopo qualche ora sono stata raggiunta dalla brutta notizia di Brindisi.
Non ci sono parole per poter commentare un atto così vile come quello di colpire una scuola e colpire chi non ha ancora avuto il tempo di dare corpo ai propri sogni. Chi colpisce la scuola, chiunque sia, colpisce il potenziale di crescita di un Paese, la consapevolezza in nuce che renderà dei semplici adolescenti dei Cittadini.

A ripensare a quel sabato pomeriggio, nonostante fossi maggiorenne da qualche mese, ero poco informata e adesso mi rendo conto che al ritorno a scuola, il  lunedì mattina non ne parlammo. Eppure frequentavo un liceo. 
Per fortuna il tempo e anche le vite sacrificate sono serviti: qualcosa è cambiato, anche grazie ai tanti insegnanti che quotidianamente si impegnano per testimoniare resistenza civile, le coscienze si sono fatte più partecipi. Ma non basta ancora! 

In un sabato pomeriggio, oggi come allora...
Dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi a indignarsi.
Dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi a non stare ai giochi di potere.
Dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi che il più forte non sempre è quello che vince.
Dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi che un mondo migliore è possibile.
Dobbiamo insegnare ai nostri ragazzi a metterci la faccia.


Dobbiamo essere credibili a partire dalla nostra di faccia.

Io lunedì entrando in classe parlerò con I MIEI ragazzi del groppo in gola di oggi.




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