Io non ricordo quando ho cominciato a sapere che cosa è stato.
Non
ricordo un giorno preciso in cui qualcuno abbia cominciato a parlarmi
di deportati, di defraudati di Vita. Forse perchè da sempre ne ho
sentito parlare tra i racconti spezzati della mia bisnonna che
raccontava dei tedeschi e di quella figlia bambina data in sposa ad un
uomo che dopo l’8 settembre era sparito. Forse perchè la schiena rotta
di quell’uomo che poi è tornato ha parlato per lui, anche quando mi
spegneva la tv mentre d’estate guardavo film sulla guerra.
Non
ricordo il giorno in cui ho cominciato a studiare sul libro di storia
di un treno che terminava la sua corsa al freddo e nel dolore. Forse
perchè spesso, sovvertendo quelle che oggi sarebbero regole rigidissime,
il marito della maestra veniva a sostituirla per qualche improvvisa
commissione e ci raccontava dell’eccidio di Cumiana, ancora tra le
lacrime nonostante la cura della distanza temporale. La verità è che non
c’è cura per un animo rapito da tanto dolore, un dolore che non si
riesce a chiamare, non si riesce a dire. E allora attraverso le lacrime
di quell’anziano signore noi abbiamo cominciato a studiare la storia.
Ma
cosa ne sarà delle generazioni nuove che non hanno più la fortuna di
incrociare i grandi uomini espressione umana della Nostra Storia?
Oggi alla manifestazione per il Giorno della Memoria io ero tra i più giovani. Perchè non si portano i bambini?
Se non siamo più capaci a trovare le parole per spiegare cosa è stato, non saremo in grado di garantire che più non sarà.
La
privazione dell’identità cui tendeva il progetto nazista rinasce nella
nuove generazioni affondando le radici in una visione più capitalista e
per questo travestita da libertà e individualismo. Ma i nostri ragazzi
sono in pericolo, proprio perchè attratti da un’ideologia e un fare che
indica loro la strada al fondo della quale vedere facili risultati e un
senso di appartenenza al potenziale senso di superiorità.
E’ nostro dovere intercettare altre strade per altre mete. Ma non possiamo evitare di raccontare cosa è stato, nascondendoci dietro la scusa che c’è troppo dolore.
Vedere tutti quei morti, i modi, i numeri...è faticoso? e allora troviamo il modo per dirlo!
Quando i nonni non ci sono piu', tocca a noi raccontare.
RispondiEliminaMi son dovuta forzare, ma mi son fatta coraggio, mi son detta che é mio dovere, ed ogni età ha le giuste parole.
Brava Lia.
grazie...è sempre un piacere trovare lettori e assonanze
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