domenica 8 marzo 2020

Recuperiamoci

Abbiamo evitato ai nostri figli le guerre guardando a quelle degli altri con la distanza del mero scambio politico. 
Abbiamo risparmiato alle ultime generazioni la fame, pensandola come colpevole dimostrazione di un'inettitudine sociale e non come l'esito di un sistema economico in cui qualcosa non funziona. 
Abbiamo gridato odio a chi ci mostrava la propria disperazione, facendo a gara a trovare disgrazie più grandi in nome di una civiltà, forse persa per sempre. 
Abbiamo puntato i piedi per comunicare l'incapacità a ricoprire ruoli di potere, pensando di dimostrare il contrario. Abbiamo dato alla prepotenza il compito di nascondere inadeguatezza. 
Abbiamo compensato la nostra assenza con strumenti e beni con chi amiamo o chi dovremmo amare. 
Abbiamo rinunciato alle cose semplici, alla ricchezza delle parole, alle potenzialità degli abbracci (che fossero fisici o metaforici). 

Abbiamo, e non siamo più. 

Non siamo più capaci di fermarci, di recuperare emozioni e relazioni. 
Non siamo empatici, prede di un individualismo, che ci impone di riempire centri commerciali nonostante sia chiaro a tutti  che è pericoloso. 
Non siamo fiduciosi, sicuri che chiunque ci stia fregando, che qualsiasi scelta fatta nasconda sempre un secondo fine.
Non siamo riflessivi; questo tempo così paradossale potrebbe essere una grande occasione per recuperare creatività e forme inedite. 
Non siamo disponibili a provare strutture organizzative nuove, anche economiche, per generare e non consumare. 
Non siamo pronti al confronto con realtà diverse che possano mettere in discussione le nostre certezze e le nostre quotidianità.

Ci siamo persi l'Essere,  badando solo all'Avere

Recuperiamoci. 



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