Condivido alcune riflessioni e sollecitazioni [i miei appunti] che sabato 8 maggio a Pinerolo, Benasayag ospite di Pensieri in piazza ha regalato alla platea.
Il tema affrontato, in linea con la manifestazione di quest'anno, era Paura e Libertà.
Il tema affrontato, in linea con la manifestazione di quest'anno, era Paura e Libertà.
- La libertà è stata identificata con l'idea del mondo possibile: una promessa! L'Uomo si è pensato nel corso dei secoli come una marionetta a cui venivano mossi i fili, che nel tempo ha pensato di affrancarsi imparando a muoverli [quei fili] ma al posto di trovare la promessa, si è trovato una dipendenza totale.
- La nostra società ha concepito il concetto di futuro, topologizzando il tempo...considerandolo come un linea retta e senza curve: il futuro come un'autostrada. Il futuro della società moderna è considerato in maniera totalmente negativa, una minaccia.
- Un tempo la Libertà era associata al Dominio e al Potere sulla Natura: l'Uomo si sentiva libero di usare e modificare la natura a proprio uso e consumo.
- Accettare che il futuro non deve essere scoperto, nella consapevolezza che esiste una combinazione di potenzialità e che nulla può essere preordinato e programmabile, è molto duro per un uomo del Presente.
- L'Uomo del Presente non è più in grado di gestire il negativo [di accezione hegeliana], ne ha perso il valore positivo, che ne faceva un elemento che che poteva mostrare la strada.
- Bisogna riconquistare e riappropriarsi della promessa anche se questo vuol dire gettare le persone nell'impotenza e nel pericolo.
- L'Uomo si crede libero perchè ignora le sue catene, non ne conosce le origini e la sostanza. Acquisire consapevolezza delle proprie catene è un passo fondamentale per inizare il cammino verso la Libertà. Riappropriarsi della Speranza è un ulteriore passo in avanti, poichè l'Uomo del presente vive la Speranza come una passione triste [Spinoza] che gli impedisce di vivere con leggerezza l'attesa dell'avvenire, gettandolo [appunto] in un cinismo senza speranza!
- La società ha bisogno di passare dalle passioni tristi a quelle gioiose, perchè la democrazia non è sufficiente da sola per risolverne i problemi.
- Non sono i tecnici come intendeva Platone [La Repubbica] a potersi occuppare della società, perchè la tecnologia modella il nostro mondo e la sola struttura democratica non è sufficiente per affrontare certe questioni.
- Così come un approccio sofista [e qui l'occhiolino di Benasayag con ammiccamenti alla vita politica italiana ha destato l'ironia del pubblico] che convince le folle non può portare a nulla di buono per il bene ultimo della collettività.
- Bisognerebbe creare una società che si fondi sulla saggezza popolare: una delle grandi sfide è quella di riappropriarsi delle conoscenze [e conoscere le nostre catene]. Solo riappropriandoci della paura della libertà possiamo anche riappropriarci dei saperi necessari per agire.
Come non pensare a questo proposito alla grande importanza che ha l'insegnamento delle cosiddette competenze trasversali per i nostri ragazzi, quelle che li aiutano a diventare cittadini, che li portano alla consapevolezza di un saper essere, senza il quale non ci può essere un saper fare spendibile in toto.
Per usare una metafora mi viene da dire che forse i nostri ragazzi non hanno bisogno di tecnici, ma di qualcuno che sappia farsi mediatore delle passioni gioiose. Accanto alla letteratura, alle scienze devono poter affrontare il saper vivere che si esprime in quella conoscenza delle catene di cui parla Benasayag. Dobbiamo imparare a mettere in pericolo in nostri ragazzi, le nuove generazioni, se vogliamo costruire una società forte e consapevole che non cada nel senso di onnipotenza che rende ..tristi.
Solo guardando le nuove generazioni in tutti gli aspetti, in tutte le caratteristiche senza pregiudizi si potrà cogliere l'origine del cammino verso la promessa.
E' necessario rischiare. Il rischio è aiutarli ad essere liberi.
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