giovedì 6 maggio 2010

Tra competenze e prestazioni...



ritornando alle competenze...
La scuola italiana si sta riformando a piccoli passi, a singhiozzo e tra le contraddizioni. Nel 2007 Fioroni con il famoso decreto di fine agosto ci aveva propinato gli assi culturali, mettendo l'accento su una modalità fondata non più sui saperi, sulle nozioni di una scuola vecchia e monotona, ma piuttosto sul saper fare, sul contestualizzare, codificare, digerire le conoscenze affinchè possano diventare competenze.
Grazie agli assi culturali si sono declinati quelli che dovrebbero essere gli standard di appredimento attraverso conoscenze, competenze e abilità.

Sicuramente questo sistema obbligherebbe a sganciarsi dai vecchi programmi la cui scarsa validità didattica è garantita. La Formazione Professionale per assicurarsi la presenza nel Sistema, nella progettazione dei propri percorsi formativi ha dovuto tenere conto degli assi culturali, anche a costo di perdere alcune sue caratterizzazioni.

Valutare per competenza significa guardare gli studenti a tutto tondo, in una visione olistica.
Come ci insegnano Lyle e Signe Spencer una competenza è complessa e si compone di cinque elementi:
  1. la spinta motivazionale
  2. le caratteristiche caratteriali
  3. l'immagine di sè
  4. le conoscenze
  5. le abilità a svolgere un dato compito

Per questa ragione non ci si può fermare ad una didattica fatta di informazioni e sganciata dal contesto di riferimento. La didattica per competenze impone che si progetti e si personalizzi, per rispondere alle necessità di ognuno relativamente alle attitudini che gli sono proprie. Chi ha la responsabilità educativa e formativa non può dimenticare che ogni apprendimento deriva dall'esperienza, e come dice Michele Pellerey ogni esperienza si accompagna ad una sfida.

Come alcuni ricercatori americani dell'Università di Rochester hanno teorizzato, le persone hanno l'esigenza di sviluppare e coltivare competenze per trovare motivazioni. Se ci si sente competenti facilmente ci si impegna maggiormente e di conseguenza il livello della prestazione sale.
Ma attenzione a non confondere la prestazione con la competenza!

Come Bruno Bara nel suo libro Pragmatica cognitiva chiarisce:

competenza è l'insieme delle capacità astratte possedute, prestazione è l'insiema delle capacità effettivamente dimostrate da un sistema in azione, desumibili direttamente dal suo comportamento in una specifica situazione.


Essere competenti significa saper attingere alle proprie risorse interiori, a partire dall'esperienza per far tesoro del proprio fare, che si traduce in quella Virtù che Aristotele aveva posto come condizione per la razionalità pratica nell'Etica a Nicomaco.

In sintesi il mio saper fare deriva e dipende dal mio saper essere.
I ragazzi hanno bisogno del nostro aiuto per coltivare le proprie Virtù.
Ma le Virtù non sono misurabili in decimi come il nostro Ministero ci chiede.

Quindi come la mettiamo?

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