Piacevole incontro quello con il libro "I respinti sulla strada" e Sensibili alle foglie allo Stranamore di Pinerolo mercoledì 19 maggio.
Chi sono i respinti sulla strada?
Sono degli Invisibili...
Renato Curcio con semplicità, rispetto e discrezione ha raccontato i risultati di una ricerca sociale su Qualcuno di cui si parla poco, di cui non si può parlare, perchè parlarne significa dover ammettere delle lacune istituzionali.
Si tratta di minori, migranti senza alcun rapporto con gli adulti e le istituzioni, il cui contesto di riferimento è quello delle grandi città.
La ricerca sociale che ha portato alle stampe il libro ha visto come protagonisti 40 ragazzi migranti minori e la sollecitazione degli operatori di Belleville, centro diurno della periferia milanese. Il metodo è stato quello che caratterizza Sensibili alle foglie, senza gli strumenti tipici della ricerca sociale istituzionale, ma il racconto di storie.
Raccontare e studiare di questi ragazzi invisibili ha puntato i riflettori su un vuoto istituzionale che non prevede le strutture di accoglimento previste dagli accordi internazionali. Unica alternativa per questi ragazzi: la strada.
Ma chi sono? Curcio ci parla di quattro tipologie di minori migranti dando loro un volto:
Chi sono i respinti sulla strada?
Sono degli Invisibili...
Renato Curcio con semplicità, rispetto e discrezione ha raccontato i risultati di una ricerca sociale su Qualcuno di cui si parla poco, di cui non si può parlare, perchè parlarne significa dover ammettere delle lacune istituzionali.
Si tratta di minori, migranti senza alcun rapporto con gli adulti e le istituzioni, il cui contesto di riferimento è quello delle grandi città.
La ricerca sociale che ha portato alle stampe il libro ha visto come protagonisti 40 ragazzi migranti minori e la sollecitazione degli operatori di Belleville, centro diurno della periferia milanese. Il metodo è stato quello che caratterizza Sensibili alle foglie, senza gli strumenti tipici della ricerca sociale istituzionale, ma il racconto di storie.
Raccontare e studiare di questi ragazzi invisibili ha puntato i riflettori su un vuoto istituzionale che non prevede le strutture di accoglimento previste dagli accordi internazionali. Unica alternativa per questi ragazzi: la strada.
Ma chi sono? Curcio ci parla di quattro tipologie di minori migranti dando loro un volto:
- volto triste: chi scappa dal proprio paese a causa della guerra. Non è l'Italia a interessare, ma la sua posizione strategica dal punto di vista geografico, sulla rotta Ancona/Patrasso
- volto denutrito: chi lascia paesi dove le economie della sopravvivenza sono state devastate [come la Nigeria ad esempio dove l'Agip ha privato dei pesci un popolo che si sosteneva di pesca]
- volto sorpreso: chi è mosso dalla speranza di trovare qualcosa che non trova nel proprio paese, che per sentito dire potrebbe rappresentare il benessere, ma che spesso si trasforma in una illusione migratoria.
- volto determinato: chi vuole riposizionarsi nel mondo. Si tratta di giovani talenti, agguerriti, avanzati consapevoli di cosa stanno cercando e di cosa troveranno. Conosco molto bene il mondo in cui si sposteranno perchè l'hanno studiato nei minimi particolari anche sul web.
I ragazzi respinti sono consapevoli dei propri diritti, molto preparati e spesso con una cultura avanzata rispetto ai coetanei; sono pienamente coscienti che le istituzioni sono manchevoli nei loro confronti e per questo non possono prendere l'adulto come figura di riferimento. E' infatti l'adulto a sfruttarli in un sistema economico perverso e complesso.
Questi ragazzi sono invisibili perchè si mimetizzano, omologandosi ai coetanei della città. Il processo di scomparsa è voluto e organizzato, non si fa gruppo, ma si fa rete.
Restare in rete per i minori respinti significa essere fortemente uniti in qualsiasi parte del mondo ci si trovi, perchè si sentono cittadini del mondo. Il contesto di riferimento non è quello di un territorio locale, ma una dimensione ampia direttamente collegata alle possibilità di lavoro.
Si tratta di ragazzi con competenze elevate a partire dalla propria esperienza [forte scolarizzazione informale].
La fluttuazione irregolare ha determinato per esempio una profonda conoscenza delle regole e delle leggi di ogni paese.
La necessità di fare rete li ha resi decisamente competenti nell'uso delle teconologie [Curcio raccontava che alcuni dei ragazzi intervistati piuttosto hanno rinunciato a mangiare, ma non al telefonino o alla possibilità di una connessione internet].
Si tratta di ragazzi che vivono un presente ultrarapido, coscienti di transitare in un mondo che cambia, che si fa fluido in cui pretendono di collocare la propria posizione.
Il tema del viaggio diventa, grazie a questi Invisibili, quasi qualcosa di sovversivo. Ci viene il dubbio che questi ragazzi vogliano proporre una mondializzazione non selvaggia, ma di incontro.
Incontro non è integrazione. E' molto di più. E' andare oltre al produrre, ma contribuire a costruire una società [anche economica, manon solo]
Ripensare la questione nei termini dell'Incontro è chiarire che il problema riguarda noi e non loro!
[vi consoglio la lettura del libro per entrare nel vivo delle storie]
Questi ragazzi sono invisibili perchè si mimetizzano, omologandosi ai coetanei della città. Il processo di scomparsa è voluto e organizzato, non si fa gruppo, ma si fa rete.
Restare in rete per i minori respinti significa essere fortemente uniti in qualsiasi parte del mondo ci si trovi, perchè si sentono cittadini del mondo. Il contesto di riferimento non è quello di un territorio locale, ma una dimensione ampia direttamente collegata alle possibilità di lavoro.
Si tratta di ragazzi con competenze elevate a partire dalla propria esperienza [forte scolarizzazione informale].
La fluttuazione irregolare ha determinato per esempio una profonda conoscenza delle regole e delle leggi di ogni paese.
La necessità di fare rete li ha resi decisamente competenti nell'uso delle teconologie [Curcio raccontava che alcuni dei ragazzi intervistati piuttosto hanno rinunciato a mangiare, ma non al telefonino o alla possibilità di una connessione internet].
Si tratta di ragazzi che vivono un presente ultrarapido, coscienti di transitare in un mondo che cambia, che si fa fluido in cui pretendono di collocare la propria posizione.
Il tema del viaggio diventa, grazie a questi Invisibili, quasi qualcosa di sovversivo. Ci viene il dubbio che questi ragazzi vogliano proporre una mondializzazione non selvaggia, ma di incontro.
Incontro non è integrazione. E' molto di più. E' andare oltre al produrre, ma contribuire a costruire una società [anche economica, manon solo]
Ripensare la questione nei termini dell'Incontro è chiarire che il problema riguarda noi e non loro!
[vi consoglio la lettura del libro per entrare nel vivo delle storie]
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