giovedì 2 settembre 2010

Pensieri...a prestito

L'educazione che ricevono, specialmente in Italia, quelli che sono educati [che a dir vero, non sono molti], è un formale tradimento ordinato dalla debolezza contro la forza, dalla vecchiezza contro la gioventù. I vecchi vengono a dire ai giovani: fuggite i piacere propri della vostra età, perchè tutti sono pericolosi e contrari ai buoni costumi, e perchè noi che ne abbiamo presi quanti più abbiamo potuto e che ancora, se potessimo, ne prenderemmo altrettanti, non ci siamo più atti, a causa degli anni. Non vi curate di vivere oggi; ma siate ubbidienti, soffrite, e affaticatevi quanto più sapete, per vivere quando non sarete più a tempo. Saviezza e onestà vogliono che il giovane sii astenga quanto più possibile dal far uso della gioventù, eccetto per superare gli altri nelle fatiche. Della vostrra sorte e di ogni cosa importante lasciate la cura a noi, che indirizzeremo il tutto all'utile nostro. Tutto il contrario di queste cose ha fatto ognuno di noi alla vostra età, e ritornerebbe a fare se ringiovanisse; ma voi guardate alle nostre parole, e ai nostri fatti passati, nè alle nostre intenzioni. Così facendo, credete a noi conoscenti ed esperti delle cose umane, che voi sarete felici. Io non so che cosa sia inganno e fraude, se non è il promettere la felicità agl'inesperti sotto tali condizioni.

L'interesse della tranquillità comune, domestica e pubblica, è contrario ai piaceri ed alle imprese dei giovani; e perciò anche all'educazione buona, o così chiamata, consiste in gran parte nell'ingannare gli allievi, acciocchè pospongano il comodo proprio all'altrui. Ma senza questo, i vecchi tendono naturalemente a distruggere, per quanto è in loro, e a cancellare dalla vita umana la gioventù, lo spettacolo della quale aborrono. In tutti i tempi la vecchiaia fu congiurata contro la giovinezza, perchè in tutti i tempi fu propria degli uomini la viltà di condannare e perseguitare in altri quei beni che essi più desidererebbero a sè medesimi. Ma però non lascia d'esser notabile che, tra gli educatori, i quali, se mai persona al mondo, fanno professione di cercare il bene dei prossimi, si trovino tanti che cerchino di privare i loro allievi del maggior bene della vita, che è la giovinezza. Più notabile è, che mai padre nè madre, non che altro istitutore, non senti rimordere la coscienza del dare ai figliuli un'educazione che muove da un principio così maligno. La qual cosa farebbe più maraviglia, se già lungamente, per altre cause, il procurare l'abolizione della gioventù non fosse stata creduta opera meritoria.
Frutto di tale cultura malefica, o intenta al profitto del cultore con rovina della pianta, si è, o che gli alunni, vissuti da vecchi nell'età florida, si rendono ridicoli e infelici in vecchiezza, volendo vivere da giovani; ovvero, come accade più spesso, che la natura vince e che i giovani vivendo da giovani in dispetto dell'educazione, si fanno ribelli agli educatori, i qualise avessero favorito l'uso e il godimento delle loro facoltà giovanili, avrebbero potuto regolarlo, mediante cconfidenza degli allievi, che non avrebbero mai perduta.
[da Pensieri di Giacomo Leopardi]

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