domenica 29 novembre 2009

Riconoscersi...per avere il mondo tra le mani




Cosa vuol dire intercultura?

Anche questo è un argomento racchiuso nel grande contenitore della Pari Opportunità, spesso confuso e stereotipato.

Spiegare cosa voglia dire intercultura ai ragazzi, soprattutto ai ragazzi del fare è più complicato nella teoria che nella pratica.
A guardarli sono l'espressione dell'integrazione inconsapevole. Ad affrontare l'argomento in maniera diretta si professano convinti e orgogliosi razzisti, salmodiando le solite banalità sentite e risentite a casa e attarverso i media. Ma quando li si guarda insieme, nelle loro dinamiche, nei loro discorsi e nei loro giochi...qualcosa risulta stonato e ingenuamente positivo.

Integrare significa riconoscere. Integrarsi significa riconoscersi.

Avete mai provato ad attacare il ragazzo meno popolare di una classe? improvvisamente tutti si sentono in dovere di intervenire in sua difesa...Non è ipocrisia, piuttosto appartenenza. Perchè gli adolescenti hanno un terribile bisogno di senso di appartenenza, di riconoscersi appunto!

E' il mondo degli adulti ad essere sterotipato e pieno di schemi entro cui si pretende di far rientrare i ragazzi.

[Perchè] Se sei straniero, adolescente in uscita dalle Scuole Medie [mi perdonerete se non uso la nuova definizione a cui faccio fatica ad abituarmi] è quasi scontato che la scelta debba essere verso la Formazione Professionale, se hai la fortuna di stare al nord, se invece sei straniero al sud...la tua strada è quella della dispersione. Se poi sei cinese, allora spesso si dà per scontato che la scelta debba essere verso il settore ristorativo.

Il problema è da ricercarsi anche in termini politici, mi riferisco a quelle politiche territoriali che non sempre hanno la sensibilità [o le risorse economiche]per intervenire nelle scuole con i mediatori. [una figura professionale complessa e poliedrica il cui potenziale non sempre è conosciuto]

Il mediatore con una presenza stabile aggiungerebbe valore alle modalità didattiche, favorendo il raggiungimento degli obiettivi che la mission specifica di ogni comunità educativa si pone. Purtroppo spesso si confonde il ruolo del mediatore con un particolare tipo di sostegno, riducendolo a supporto linguistico. Io credo invece che la presenza di un mediatore nelle classi possa giovare non solo agli allievi stranieri, per riportare quella che già il protosogiologo tunisino Khaldun chiamava l'armonia delle intelligenze, la capacità di mettersi nei panni altrui e allontanarsi un po' dal soggettivismo esasperato paradigma della società attuale.c

Accettare e riconoscere presuppone il conoscere.

Intercultura vuol dire anche condivisione. Il conflitto si supera con il piacere di compartecipare ad usanze e culture. Curare l'osmosi delle culture giova allo sviluppo in termini economici, di conoscenza e di professionalità.

La multicultura non arricchisce le società se non si applica all' interculturalità, strategia che ha la potenzialità di creare un substrato comune di dialogo e confronto.

Come dice Pierpaolo Donati
"Per creare un mondo comune fra culture diverse occorre una semantica relazionale del riconoscimento, la quale non può mettere capo nè alle scelte puramente individuali o del mercato, nè ad apparati dello stato. Deve invece essere espressione di un rinnovamento della ragione, ossia deve andare oltre i limiti della razionalità occidentale, superando la contrapposizione tra la razionalità strumentale (propria del mercato) e una vaga razionalità al valore, soggettivo o ideologico..."


Non è forse proprio la messa in atto della semantica del riconoscimento l'inizio di una politica attiva e pedagogica delle nuove generazioni all'accoglienza e alla consapevolezza dell'altro, della differenza come risorsa e strategia?

5 commenti:

  1. In attesa di commenti "specifici" cercherei le cause di una generalizzata atrofia della capacità di riconoscere per integrare .. oppure gli espedienti o le iniziative che potrebbero contribuire a risvegliare quella capacità di riconoscere per integrare.
    Siamo diventati bravissimi a individuare ciò che può interessarci (momentaneamente), ma non sappiamo scegliere ciò che potremmo integrare in ciò che siamo/abbiamo .. al fine di crescere/evolvere.
    Questo tipo di approccio dovrebbe facilitare la percezione/consapevolezza che integrarsi significa riconoscersi e -- mi sembra -- potrebbe aiutare a trovare una risposta alla domanda di Marco in Tempo reale e qualità .. cioè a scoprire che la qualità può essere molto soggettiva.
    Con beneficio d'inventario, naturalmente ;-)

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  2. Così su due piedi penso a Galimberti e alla sua Etica del Viandante:
    La nuova Società fa sì che il mondo non stia più al "gioco della stabilità", così l'etica del viandante apre i confini e si fonda sull'esperienza. Il viandante non vede confini e non può vivere senza la libertà dell'esperienza. Si è così tutti obbligati a confrontarsi con qualcosa "altro" che obbliga tutti a fare i conti con la DIFFERENZA. La questione che poni Tu però forse viene prima: come si trasmette l'etica? perchè l'individualismo imperante sembra vivere bene senza...Pessimista?

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  3. Non c'è pessimismo nel prendere atto di una situazione problematica .. se lo si fa per affrontarla e gestirla.
    Un esempio - dal passato del nonno, naturalmente ;) .. :
    quando i responsabili della qualità delle previsioni del tempo (anni 70) si resero conto che non era possibile farle "a 7 giorni" .. prima che ogni centro meteo nazionale fosse abilitato a contribuire alla gestione del modello dell'atmosfera, usato per quello scopo .. si integrarono i singoli centri nazionali (con le DIFFERENZE e gli INDIVIDUALISMI che li distinguevano .. e che ancora li distinguono) in un AMBIENTE (organizzativo) chiamato ECMWF (Centro Europeo per le Previsioni Meteo a Medio Termine).
    Ho lavorato in quell'ambiente per 6 anni con un ruolo che - grazie a questo post - posso riconoscere come quello di mediatore.
    Quell'esperienza mi ha motivato a scegliere di portare il mio ruolo professionale in Olivetti, nel 1983, perché "intuivo" che quel ruolo era destinato a diventare un "fattore di successo" della dichiarata (ma poi non attuata) strategia aziendale nel settore dell'Informatica.
    Questo dovrebbe permettere di capire qual'è il "meme", che tramite il mio comportamento, cerca di replicarsi .. introducendo i necessari cambiamenti nell'idea da imitare.
    Chiarissimo no? Se non lo è .. ho ancora un po' di tempo per fugare ogni dubbio ;-)

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  4. mdplabriflessioniinterculturali inevitabile il rimando a queste riflessioni. Luigi, Marco rimembrate?

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  5. Se ritorno alle conversazioni in rete che sono finite in niente mi confermo che NON è una lingua comune che ci manca; manca un traduttore simultaneo; per capire cosa significa e come lo si attiva, in pratica, dobbiamo scegliere tra due strade:
    1) Continuare a parlarne, come si fa quando s'ipotizza un obiettivo, per arrivare poi a sostituirlo con un altro, prima di riuscire a fermarsi su una conclusione pratica (quindi a esprimere/condividere una scelta/decisione e a compiere un'integrazione); il mio ultimo esempio di rifiuto a prendere questa direzione.
    2)Cominciare a operare per raggiungere un obiettivo, irraggiungibile senza il contributo di persone che parlano/esprimono lingue/culture diverse; il mio ultimo tentativo di uscire da una situazione di blocco .. mi concedo ancora un paio di mesi e poi .. pace e bene a chi viene dopo .. il nonno si è stufato :-)

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