giovedì 9 luglio 2009

Apprendimento informale...chi me lo riconosce?

Ho già parlato in questo contenitore del concetto di lifelong learning che non può essere scisso dal concetto di apprendimento informale .

Personalmente credo sia importante per ogni singolo individuo prendere coscienza che la propria Formazione [e a volte anche di livello decisamente qualificato] passa anche, e soprattutto attraverso la quotidianità.

Anche occupandomi del blog acquisisco competenze, che saranno spendibili nell' approccio alla vita, ma anche alla mia professionalità.

Dietro l' apprendimento informale stanno tutte quelle declinazioni delle conoscenze che hanno luogo fuori dal sistema scolastico tradizionale.
La Commissione Europea definisce l'apprendimento permanente
qualsiasi attività di apprendimento avviata in qualsiasi momento della vita, volta a migliorare le conoscenze, le capacità e le competenze in una prospettiva personale, civica, sociale e/o occupazionale.


Sono soprattutto le competenze trasversali a nutrirsi delle rielaborazioni informali, quelle competenze che rendono l'individuo autonomo nel diagnosticare, risolvere dei problemi e nel relazionarsi col mondo esterno.
[anche il buon vecchio Vygostskij vedeva l'apprendimento come un processo essenziale per l'individuo che mettendolo in relazione con le persone gli permette di imparare ogni qual volta prenda parte attiva alle pratiche quotidiane]

E come si può non ricordare la necessità di fare rete!

L'apprendimento è frutto delle connessioni, degli intrecci che le reti dei microsistemi che frequentiamo formano. Questa riflessione porta inevitabilmente ad una riflessione successiva: connettersi con il mondo, fare rete e rielaborare i risultati degli intrecci portano dritti al cambiamento [a quell'evoluzione che mi piace tanto!]

E' importante, però riconoscere che alla base di queste evoluzioni c'è sempre un processo soggettivo di acquisizione di competenze, da qui la necessità di poterle certificare!

L'Europa ha cominciato nel 1989 ad affrontare la questione, anche in una accezione di mobilità delle risorse umane, chiedendo ai paesi membri di definire principi comuni per il riconoscimento dell'apprendimento informale.
E' una vera e propria rivoluzione rispetto al vecchio concetto di pezzo di carta all'italiana...

La Francia è arrivata per prima...ma questa è un'altra storia...

Da poco, pochissimo anche Noi ci siamo! [con il Decreto n.174 del 2001 ma attarverso il DGR n.152-3672 2006 per il Piemonte, perchè la certificazione delle competenze è svolta dalle Regioni]

Ma con quanta fatica! [...]
Non c'è una vera e propria condivisione di Principi e Procedure tra i diversi sistemi.
Perchè è la solita storia: le lotte di quartiere! Lotte in cui a rimetterci è solo e unicamente il cittadino, l'allievo...nel suo desiderio di crescita e di evoluzione.

Ma la Società della Conoscenza deve poter contare sulla volontà di superare i quartieri e riconoscere la pari dignità fra i soggetti.

Quanta strada ancora!

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