Il punto di vista è quello della tradizione protestante.
Mi piace dare voce alle diverse diversità, per questa ragione, nonostante la timidezza dell'autore, ho deciso di pubblicare le pagine che generosamente mi ha inviato via mail.
[Inoltre per chi non lo sapesse le valli pinerolesi sono di tradizione valdese, quindi è anche il campanilismo che mi spinge...]
Cara Lia,
il riferimento finale alla Danimarca mi ha dato da pensare. Possibile che per gli italiani sia così difficile vedere quando le varianti nel modo di concepire la fede hanno conseguenze culturali e sociali di grande portata? Perché
Vorrei perciò dire due cose – da protestante – sul modo in cui il ruolo delle donne è stato interpretato dal Protestantesimo.
UNA PREMESSA NECESSARIA
Per farlo, è utile qualche semplice premessa teologica. Nessuno si spaventi. Si vedrà subito che un paio di presupposti servono per capire “perché” i protestanti, nella storia, hanno fatto alcune cose e non altre.
Ogni tanto sento dire, anche da persone qualificate che vogliono giustificare il fatto che in alcune chiese cristiane le donne non sono ministre di culto, che se Gesù avesse voluto una Chiesa di quel tipo non avrebbe scelto i dodici apostoli solo tra i maschi. Si tratta di un’interpretazione discutibilissima dei passi dei Vangeli che ne parlano. Oggi la gran parte degli esegeti concorda sul punto che in realtà il riferimento ai dodici apostoli ed alla loro missione è un riflesso della tradizionale suddivisione d’Israele nelle dodici tribù del Pentateuco.
L’idea di chi ha redatto i racconti è che i dodici apostoli della “prima cerchia” di Gesù fossero destinati a diffondere l’insegnamento del Messia comunque all’interno d’Israele, non fuori di esso. Era inconcepibile che questi rappresentanti simbolici delle tribù non fossero maschi.
Questi racconti, in altri termini, non possono essere proiettati “in avanti”, verso la storia della Chiesa. Devono essere letti “all’indietro”, in stretto rapporto con
Non possono essere considerati in alcun modo discriminanti per un ministero delle donne nelle chiese cristiane. Anzi, questo legame di Gesù con
Ad ogni modo, chi avesse voglia di capire che cosa facevano le donne nelle chiese delle origini cristiane potrebbe rileggere diverse parti degli Atti degli Apostoli. Ne riscoprirebbe il carattere illuminante.
XVI SECOLO: COSA DICE
Ma veniamo alla svolta fondamentale: l’esplosione della Riforma nei primi decenni del XVI secolo. Anche qui bisogna avere presenti almeno alcune cose dal punto di vista teologico.
1) Prima cosa centrale che fu affermata è che il culto cristiano non ha carattere sacrificale.
2) In questo senso – ed è questo il secondo punto – Gesù è stato l’ultimo vero “sacerdote”. Con lui il sacerdozio (il “prete”) è stato abolito, perché l’umanità non ha più bisogno di altari e di mediatori autorizzati. Il clero e la gerarchia, con Gesù Cristo, hanno concluso la loro funzione nella storia della salvezza e nelle chiese sono sostituiti da persone che svolgono soltanto funzioni di vario genere, pastori inclusi. Al riguardo, nel 1520, nell’”Appello alla nobiltà cristiana di lingua tedesca”, Lutero proclamò il principio del sacerdozio universale di uomini e donne, cioè di quel “regno di sacerdoti” di cui parla
3) A queste affermazioni di principio circa l’eguaglianza cristiana di uomini e donne e della necessità di una Chiesa senza sacerdoti si aggiunse la profonda modificazione del sistema dei sacramenti. Da sette, com’erano diventati via via nel sistema intricatissimo costruito nel Medioevo, si tornò ai due originali, ossia a quelli che hanno davvero una specificità cristiana (il battesimo e
4)
E per fare tutte queste cose, affatto semplici, devi essere alfabetizzato, e nemmeno ad un livello così elementare. Uomo e donna. Tutti, senza eccezione alcuna. Nel 1541 Lutero annuncia ai principi tedeschi la necessità dell’istruzione obbligatoria delle donne. Proclama le gioie della vita di coppia come CRISTIANAMENTE superiori a quelle del monaco medievale. Il percorso per la realizzazione delle cose proclamate a parole sarà lunga, ma la strada verso la parità concreta era spianata.
LE CONSEGUENZE
Nei paesi protestanti il tasso d’alfabetizzazione iniziò subito ad alzarsi. L’istruzione superiore diventò in modo abbastanza rapido qualcosa alla portata delle classi piccolo-borghesi.
Le università dei paesi anglosassoni si moltiplicarono ed acquistarono supremazia mondiale. L’Università di Harvard, ad esempio, fu fondata da un pastore riformato, e ne porta il nome…
Le donne godettero anche loro di questi sviluppi.
Al momento dell’unità nazionale italiana (1861), le donne valdesi che nelle povere valli in cui fino a poco prima erano state confinate nell’apartheid esso era pari a circa il 60%.
Nel resto del Piemonte, invece, in specie al di fuori delle città le donne analfabete erano pressoché la regola.
Si pensi che cosa sarebbe stato della storia italiana se quello che sul piano culturale accadde alle valdesi fosse stato l’andamento generale.
Conseguenza quasi lineare dell’istruzione femminile elevata nei paesi in cui da secoli era buona norma leggere
Nuova Zelanda 1893, Australia 1902, Finlandia 1906, Norvegia 1913, Danimarca e Islanda 1915, Canada 1917, Gran Bretagna 1918, Svezia e Olanda 1919, Stati Uniti 1920…
IL PASTORATO DELLE DONNE
Come prevedibile, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.
Di fatto, ci vollero secoli perché le affermazioni di principio si trasformassero in realtà.
Anzi, per certi versi all’inizio si creò una situazione paradossale. Nell’Europa meridionale, rimasta cattolica, almeno le donne che si votavano alla separazione dal mondo secolare, che il Protestantesimo rifiuta, avevano mantenuto il ruolo, seppur subordinato, degli ordini religiosi. Dove
Il sacerdozio universale era affermato, ma alle donne fra il ‘500 ed il ‘700 era – di fatto – impedito o quasi di predicare l’Evangelo dai pulpiti. Vi furono certo parecchi eccezioni: bellissimo resta l’esempio della predicatrice quacchera inglese Margaret Fell, che nel 1665 scrisse “Il diritto delle donne a predicare”, o quello della predicatrice puritana americana Anne Hutchinson, che iniziò la sua attività nel 1634.
Ma le resistenze culturali erano fortissime. La prima donna pastora fu consacrata (nel Protestantesimo non esiste il concetto di “ordinazione”, appunto perché non ci sono sacerdoti) nel
Dopo
Nella chiesa di cui faccio parte, quella valdese, la prima pastora è stata consacrata nel 1967, ed oggi circa un terzo dei pastori delle piccole chiese protestanti italiane sono donne ed anzi, a presiedere (ovviamente i protestanti non hanno gerarchia) alcune di esse, cioè le federazioni ed unioni di quelle valdesi e metodiste, battiste e luterane ci sono donne.
Non staremo esagerando?!
Per finire: lo scopo di questa nota è quello di far assaggiare a qualcuno che leggerà l’idea, poco usuale per gli italiani, della molteplicità delle espressioni delle chiese cristiane.
Poi, c’è anche il desiderio di far scorgere la sensazione che la fede religiosa è motore di cambiamento sociale e che può essere generatrice di vita concreta. Concretissima.
Tutto può essere, la fede, meno che un elemento del panorama, che uno si ritrova alla nascita, come i monti, la pioggia, il governo o le tasse.
Il mondo è complicato, e il giardino del cristianesimo ricco di fiori più profumati di quanto non possa sembrare!
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