domenica 19 luglio 2009

[una premessa ] Vorrei una donna saldocarpentiere [2]


In risposta al post Vorrei una donna saldocarpentiere Giuseppe mi manda questa interessante analisi.
Il punto di vista è quello della tradizione protestante.
Mi piace dare voce alle diverse diversità, per questa ragione, nonostante la timidezza dell'autore, ho deciso di pubblicare le pagine che generosamente mi ha inviato via mail.

[Inoltre per chi non lo sapesse le valli pinerolesi sono di tradizione valdese, quindi è anche il campanilismo che mi spinge...]

Cara Lia,

il riferimento finale alla Danimarca mi ha dato da pensare. Possibile che per gli italiani sia così difficile vedere quando le varianti nel modo di concepire la fede hanno conseguenze culturali e sociali di grande portata? Perché la Danimarca è così? Perché lo sono la Svezia, la Germania, l’Olanda, la Norvegia, gli Stati Uniti, la Svizzera, la Finlandia, ecc.? E’ semplice. Perché si tratta di paesi in larga misura protestanti o influenzati dalla comprensione protestante della fede cristiana.



Vorrei perciò dire due cose – da protestante – sul modo in cui il ruolo delle donne è stato interpretato dal Protestantesimo.


UNA PREMESSA NECESSARIA


Per farlo, è utile qualche semplice premessa teologica. Nessuno si spaventi. Si vedrà subito che un paio di presupposti servono per capire “perché” i protestanti, nella storia, hanno fatto alcune cose e non altre.


Ogni tanto sento dire, anche da persone qualificate che vogliono giustificare il fatto che in alcune chiese cristiane le donne non sono ministre di culto, che se Gesù avesse voluto una Chiesa di quel tipo non avrebbe scelto i dodici apostoli solo tra i maschi. Si tratta di un’interpretazione discutibilissima dei passi dei Vangeli che ne parlano. Oggi la gran parte degli esegeti concorda sul punto che in realtà il riferimento ai dodici apostoli ed alla loro missione è un riflesso della tradizionale suddivisione d’Israele nelle dodici tribù del Pentateuco.

L’idea di chi ha redatto i racconti è che i dodici apostoli della “prima cerchia” di Gesù fossero destinati a diffondere l’insegnamento del Messia comunque all’interno d’Israele, non fuori di esso. Era inconcepibile che questi rappresentanti simbolici delle tribù non fossero maschi.

Questi racconti, in altri termini, non possono essere proiettati “in avanti”, verso la storia della Chiesa. Devono essere letti “all’indietro”, in stretto rapporto con la Bibbia ebraica, cioè con quello che noi cristiani chiamiamo Antico Testamento.

Non possono essere considerati in alcun modo discriminanti per un ministero delle donne nelle chiese cristiane. Anzi, questo legame di Gesù con la Bibbia ebraica è oggi un fondamento per la lettura protestante della Bibbia.


Ad ogni modo, chi avesse voglia di capire che cosa facevano le donne nelle chiese delle origini cristiane potrebbe rileggere diverse parti degli Atti degli Apostoli. Ne riscoprirebbe il carattere illuminante.


XVI SECOLO: COSA DICE LA RIFORMA


Ma veniamo alla svolta fondamentale: l’esplosione della Riforma nei primi decenni del XVI secolo. Anche qui bisogna avere presenti almeno alcune cose dal punto di vista teologico.


1) Prima cosa centrale che fu affermata è che il culto cristiano non ha carattere sacrificale. La Cena del Signore, come la chiama la Scrittura, non è la “ripetizione” di un sacrificio che si è compiuto una volta per sempre sulla croce. Non è un “sacrificio” nemmeno in senso simbolico. E’ una mensa comune cui ci invita Gesù in modo diretto, senza mediazioni, nutrendoci lui di persona.


2) In questo senso – ed è questo il secondo punto – Gesù è stato l’ultimo vero “sacerdote”. Con lui il sacerdozio (il “prete”) è stato abolito, perché l’umanità non ha più bisogno di altari e di mediatori autorizzati. Il clero e la gerarchia, con Gesù Cristo, hanno concluso la loro funzione nella storia della salvezza e nelle chiese sono sostituiti da persone che svolgono soltanto funzioni di vario genere, pastori inclusi. Al riguardo, nel 1520, nell’”Appello alla nobiltà cristiana di lingua tedesca”, Lutero proclamò il principio del sacerdozio universale di uomini e donne, cioè di quel “regno di sacerdoti” di cui parla la Scrittura e che dopo Gesù coinvolge, con gli stessi titoli, tutti e tutte e che comprende la vita intera delle persone. Non esiste più nessuna separazione tra vita “secolare” e “sacro”, giacché tutta l’esistenza (lavorativa, affettiva, il tempo libero, il sesso, la famiglia, il denaro) è volta a Gesù e si svolge interamente nella libertà che dobbiamo alla sua opera che ci ha salvati dalla condizione mortale nella quale giaciamo.


3) A queste affermazioni di principio circa l’eguaglianza cristiana di uomini e donne e della necessità di una Chiesa senza sacerdoti si aggiunse la profonda modificazione del sistema dei sacramenti. Da sette, com’erano diventati via via nel sistema intricatissimo costruito nel Medioevo, si tornò ai due originali, ossia a quelli che hanno davvero una specificità cristiana (il battesimo e la Cena del Signore) e che sono stati istituiti in modo diretto da Gesù. Quel che qui c’interessa di più, è che dal XVI secolo per noi protestanti il matrimonio, che pure è un’unione benedetta da Dio, non ha più rilievo di sacramento. Il divorzio, perciò, cominciò già quasi cinquecento anni fa a comparire negli ordinamenti dei paesi che aderivano alla Riforma. Non tarderete a capire le conseguenze pratiche per le donne di una novità del genere!


4) La Riforma protestante ha messo al centro, come fonte prevalente della rivelazione cristiana, una cosa sola. La Bibbia. Scomparso il sistema del clero, chiusi i monasteri, abolite indulgenze, purgatorio, devozioni, litanie, candele, statue, opere religiose, il culto mariano, quello dei santi, dei morti, il diritto canonico, ecc. ecc., il cuore della vita spirituale del protestante è da cinquecento anni la Bibbia.

Ora, dato che non c’è più nessuno autorizzato per status speciale a leggertela, visto che è stata tradotta dagli originali nella tua lingua locale e che “tutto” quello che ti serve come cristiano è lì, ne consegue che – uomo e (soprattutto) donna che tu sia - il tuo dovere è… leggerla. Studiarla, lavorarci sopra, rielaborarla.

E per fare tutte queste cose, affatto semplici, devi essere alfabetizzato, e nemmeno ad un livello così elementare. Uomo e donna. Tutti, senza eccezione alcuna. Nel 1541 Lutero annuncia ai principi tedeschi la necessità dell’istruzione obbligatoria delle donne. Proclama le gioie della vita di coppia come CRISTIANAMENTE superiori a quelle del monaco medievale. Il percorso per la realizzazione delle cose proclamate a parole sarà lunga, ma la strada verso la parità concreta era spianata.


LE CONSEGUENZE


Nei paesi protestanti il tasso d’alfabetizzazione iniziò subito ad alzarsi. L’istruzione superiore diventò in modo abbastanza rapido qualcosa alla portata delle classi piccolo-borghesi.

Le università dei paesi anglosassoni si moltiplicarono ed acquistarono supremazia mondiale. L’Università di Harvard, ad esempio, fu fondata da un pastore riformato, e ne porta il nome…

Le donne godettero anche loro di questi sviluppi.

Al momento dell’unità nazionale italiana (1861), le donne valdesi che nelle povere valli in cui fino a poco prima erano state confinate nell’apartheid esso era pari a circa il 60%.

Nel resto del Piemonte, invece, in specie al di fuori delle città le donne analfabete erano pressoché la regola.


Si pensi che cosa sarebbe stato della storia italiana se quello che sul piano culturale accadde alle valdesi fosse stato l’andamento generale.


Conseguenza quasi lineare dell’istruzione femminile elevata nei paesi in cui da secoli era buona norma leggere la Bibbia fu l’estensione del suffragio elettorale alle donne.

Nuova Zelanda 1893, Australia 1902, Finlandia 1906, Norvegia 1913, Danimarca e Islanda 1915, Canada 1917, Gran Bretagna 1918, Svezia e Olanda 1919, Stati Uniti 1920…


IL PASTORATO DELLE DONNE


Come prevedibile, tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare.

Di fatto, ci vollero secoli perché le affermazioni di principio si trasformassero in realtà.

Anzi, per certi versi all’inizio si creò una situazione paradossale. Nell’Europa meridionale, rimasta cattolica, almeno le donne che si votavano alla separazione dal mondo secolare, che il Protestantesimo rifiuta, avevano mantenuto il ruolo, seppur subordinato, degli ordini religiosi. Dove la Riforma prevalse, invece, si creò una specie di vuoto che si faticò a colmare.

Il sacerdozio universale era affermato, ma alle donne fra il ‘500 ed il ‘700 era – di fatto – impedito o quasi di predicare l’Evangelo dai pulpiti. Vi furono certo parecchi eccezioni: bellissimo resta l’esempio della predicatrice quacchera inglese Margaret Fell, che nel 1665 scrisse “Il diritto delle donne a predicare”, o quello della predicatrice puritana americana Anne Hutchinson, che iniziò la sua attività nel 1634.


Ma le resistenze culturali erano fortissime. La prima donna pastora fu consacrata (nel Protestantesimo non esiste il concetto di “ordinazione”, appunto perché non ci sono sacerdoti) nel 1853 in una chiesa congrezionalista americana. Si chiamava Antoinette Brown Blackwell.



Dopo la Seconda Guerra Mondiale il pastorato femminile nelle chiese protestanti è diventato la regola.

Nella chiesa di cui faccio parte, quella valdese, la prima pastora è stata consacrata nel 1967, ed oggi circa un terzo dei pastori delle piccole chiese protestanti italiane sono donne ed anzi, a presiedere (ovviamente i protestanti non hanno gerarchia) alcune di esse, cioè le federazioni ed unioni di quelle valdesi e metodiste, battiste e luterane ci sono donne.


Non staremo esagerando?!


Per finire: lo scopo di questa nota è quello di far assaggiare a qualcuno che leggerà l’idea, poco usuale per gli italiani, della molteplicità delle espressioni delle chiese cristiane.


Poi, c’è anche il desiderio di far scorgere la sensazione che la fede religiosa è motore di cambiamento sociale e che può essere generatrice di vita concreta. Concretissima.


Tutto può essere, la fede, meno che un elemento del panorama, che uno si ritrova alla nascita, come i monti, la pioggia, il governo o le tasse.


Il mondo è complicato, e il giardino del cristianesimo ricco di fiori più profumati di quanto non possa sembrare!


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