sabato 18 luglio 2009

Vorrei una donna saldocarpentiere...



Parlare di donne sembra per una donna quasi un obbligo, un dovere.
Non è assolutamente impresa semplice. Gli aspetti da toccare sarebbero talmente tanti che il rischio è quello di perdersi e di diventare scontate, demagogiche e ...femministe!

Ma Farfalle ha un filo conduttore e forse se lo seguo ci scappa una riflessione moderata e costruttiva.

Tema ricorrente e discusso in abbondanza è quello delle donne e il lavoro. Sarebbe facile utilizzare i soliti dati e le solite considerazioni sul fatto che le donne lavorerebbero sì, se non avessero la famiglia e bla bla bla.

Partiamo, tanto per cambiare, dai soliti obiettivi di Lisbona la cui strategia ci dice che
una maggiore e migliore occupazione femminile è essenziale per lo sviluppo dell'economia e delle società europee

chiedendoci un tasso di occupazione femminile del 60% entro il 2010 [in Italia siamo fermi al 46,3%, penultimi in Europa]

Ma quale tipo di formazione hanno le donne italiane?

Pare che se da un lato il livello di scolarizzazione delle donne in Italia è superiore a quello degli uomini, dall'altro ci sia un notevole squilibrio che vede le donne concentrarsi prevalentemente nelle discipline umanistiche.

E che dire dell'offerta formativa, quella che io chiamo del Fare?

Ho già avuto modo di dire che l'immagine della donna straniera nel mondo delle professioni sia ormai rappresentata nell'immaginario collettivo dalla figura di cura [badante, OSS etc]. Questo perchè le donne per secoli hanno incarnato le funzioni di care giver e bread winner [per usare termini cari all'Eurispes].

Ma se diamo un'occhiata ai profili professionali di cui la formazione professionale si avvale per l'offerta dei percorsi, purtroppo notiamo che non c'è stata evoluzione. L'evoluzione non c'è stata soprattutto nei termini dell'orientamento alla scelta. Intendo dire che se un ragazzo viene orientato verso percorsi quali meccanico, tornitore, elettricista...alla ragazza vengono proposti nella migliore delle ipotesi i corsi per cameriere o segretarie, e nella peggiore estetiste e parrucchiere.
E che dire della Regione Campania che qualche anno fa ha finanziato un corso per Veline? [vorrei astenermi dal commentare...]

Nei documenti istituzionali [quelli delle Consigliere di Parità, per intenderci] leggiamo le linee guida per le buone prassi all'insegna della costruzione di una nuova identità di genere . Ogni percorso formativo deve essere accompagnato da un modulo riguardante le pari opportunità. Anche le nostre Ministre Carfagna e Gelmini hanno firmato un protocollo d'intesa in questa direzione.

Tuttavia se nel documento leggo che
iniziative di studio, di confronto e di riflessione con il coinvolgimento di genitori, alunni e docenti sui temi della legalità del contrasto alla violenza e alle discriminazioni possono creare proficuo scambio e ausilio tra le istituzini e le famiglie.

non trovo una parola per quella che secondo me sarebbe la vera rivoluzione [necessaria]: aiutare i ragazzi e le donne a capire davvero chi essi siano, le loro aspirazioni e attitudini, al di là del genere e di che cosa al genere la tradizione ha fornito.

Sarebbe bello [ e divertente] poter entrare in una classe di Operatore di Saldocarpenteria e trovarci qualche femmina tra i soliti maschi.

Forse sta proprio all'offerta gestire il cambiamento...
L'evoluzione potrebbe esserci solo se chi si occupa di orientare ha già acquisito un nuovo concetto di genere. Gli stereotipi si abbattono a partire dalla conoscenza e per conoscenza si intende il tessuto sociale con le sue connessioni e tradizioni, ma anche la conoscenza di sè e dei prorpi talenti che potrebbero anche non corrispondere alla declinazione a cui siamo stati educati.

Forse con una maggiore consapevolezza del potere che le azioni orientative hanno si può pensare di raggiungere la Danimarca che vanta il primo posto in Europa per il tasso di occupazione femminile [73,4%]

Forse come al solito...bisogna correre!

2 commenti:

  1. Cara Lia,

    siccome ho scritto uno sproloquio di accompagnamento alla tua nota sulla
    "saldocarpentiera", ovviamente troppo lunga per essere usata come commento sia
    su Fb sia sul blog, te la allego via mail perché tu ne faccia l'uso che meglio credi.
    Se pensi sia poco pertinente (vuole parlare dell'istruzione delle donne,
    seppur con un taglio non consueto) cestinala pure!


    Un abbraccio

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  2. Caro Giuseppe il tuo commento è diventato un post:
    http://farfalleascuola.blogspot.com/2009/07/una-premessa-vorrei-una-donna.html

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