PENSARE AGLI OBIETTIVI DEI RAGAZZI...SENZA SMETTERE DI INSEGNARE
Io non leggo mai La Stampa...pur essendo piemontese, no, non lo faccio.
Ma ieri sfogliandola al bar ci trovo un interessante articolo di Umberto Veronesi, che mi ha piacevolemente sorpresa.
Sono d'accordo: una scuola che non si accorge cammin facendo che i propri ragazzi non son fatti per il percorso intrapreso è ua scuola che non funziona! Non funziona perchè non ha chiari gli obiettivi.
Un ministro che vanta una scuola rigorista non ha chiari gli obiettivi, ma soprattutto non conosce i protagonisti di quel mondo a cui dovrebbe rivolgersi.
Veronesi dice
La capacità innovativa e creativa è già insita nei ragazzi, ma bisogna costruire quell'autostima che non è tipica dell'adolescente, affinchè tali capacità possano venire alla luce e creare qualcosa di tangibile e visibile.
Spesso i ragazzi hanno tante idee, anche potenzialmente buone. Ciò che sanno fare meno è un'analisi di fattibilità, razionalizzare le fantasie, affinchè possano diventare realtà.
La razionalizzazione è un processo complesso che ha bisogno di essere guidato.
Come dice Veronesi
Ma se la scuola si fa rigore come può accogliere e aprire alla conoscenza consapevole?
Quello che a me interessa trasmettere ai ragazzi è il senso della vita, il perchè delle scelte, il saper identificare gli obiettivi appunto. Questa è conoscenza consapevole. Fatico a pensare che dietro a dati, numeri, concetti imparati, ma non digeriti ci possa essere consapevolezza.
Per imparare tecnicamente un mestiere c'è tempo: tutta la vita! per imparare a stare al mondo, no! per quello gli adolescenti non hanno tempo. [se poi pensiamo che quello che siamo lo siamo grazie ai primi tre-sei anni di vita, forse si è già in ritardo!]
Il vero obiettivo della scuola è quello di rendere autonomi, di fornire le basi per poter camminare da soli. Ma per fare questo le regole da sole non sono sufficienti...
Qui occorre pensare di nuovo a don Milani...
Occorre ripensare alla cura educativa, a partire dagli obiettivi; curarsi dei ragazzi significa curarsi della società futura, del mondo che verrà. Curarsi dei ragazzi significa accorgersi delle potenzialità che celano gli atteggiamenti provocatori e farli evolvere, curarsi di loro significa porsi delle domande e cercare le risposte insieme.
Una scuola che boccia perchè quella è la regola è una scuola autoreferenziale che non cresce e non fa crescere.
Una scuola che orienta e indica la strada migliore a seconda delle caratteristiche dei ragazzi è una scuola che costruisce. e che si prende cura degli obiettivi dei singoli.
Certo tutto questo deve avvenire senza smettere di insegnare...
Veronesi dice
Nel mondo di domani, ciò che conterà non sono gli strumenti di cui disporremo, ma le idee che avremo, vale a dire la capacità innovativa e creativa.
La capacità innovativa e creativa è già insita nei ragazzi, ma bisogna costruire quell'autostima che non è tipica dell'adolescente, affinchè tali capacità possano venire alla luce e creare qualcosa di tangibile e visibile.
Spesso i ragazzi hanno tante idee, anche potenzialmente buone. Ciò che sanno fare meno è un'analisi di fattibilità, razionalizzare le fantasie, affinchè possano diventare realtà.
La razionalizzazione è un processo complesso che ha bisogno di essere guidato.
Come dice Veronesi
La scuola dovrebbe essere l'ambiente privilegiato per motivare i giovani alla vita e fornire gli antidoti contro le fughe dalla realtà e il rifiuto del mondo adulto.
Ma se la scuola si fa rigore come può accogliere e aprire alla conoscenza consapevole?
Quello che a me interessa trasmettere ai ragazzi è il senso della vita, il perchè delle scelte, il saper identificare gli obiettivi appunto. Questa è conoscenza consapevole. Fatico a pensare che dietro a dati, numeri, concetti imparati, ma non digeriti ci possa essere consapevolezza.
Per imparare tecnicamente un mestiere c'è tempo: tutta la vita! per imparare a stare al mondo, no! per quello gli adolescenti non hanno tempo. [se poi pensiamo che quello che siamo lo siamo grazie ai primi tre-sei anni di vita, forse si è già in ritardo!]
Il vero obiettivo della scuola è quello di rendere autonomi, di fornire le basi per poter camminare da soli. Ma per fare questo le regole da sole non sono sufficienti...
Qui occorre pensare di nuovo a don Milani...
Occorre ripensare alla cura educativa, a partire dagli obiettivi; curarsi dei ragazzi significa curarsi della società futura, del mondo che verrà. Curarsi dei ragazzi significa accorgersi delle potenzialità che celano gli atteggiamenti provocatori e farli evolvere, curarsi di loro significa porsi delle domande e cercare le risposte insieme.
Una scuola che boccia perchè quella è la regola è una scuola autoreferenziale che non cresce e non fa crescere.
Una scuola che orienta e indica la strada migliore a seconda delle caratteristiche dei ragazzi è una scuola che costruisce. e che si prende cura degli obiettivi dei singoli.
Certo tutto questo deve avvenire senza smettere di insegnare...
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