lunedì 6 luglio 2009

Fai il formatore? ma chi sei?

FAI IL FORMATORE...QUINDI SEI UN INSEGNANTE!

Con il nuovo corso del Sistema Educativo di Istruzione e Formazione [ in spirito europeo] il mondo degli Istituti Professionali di Stato e quello della Formazione Professionale Regionale [modello L.53] si dovrebbero integrare, incontrare, o per lo meno uniformare.

Non sarà così! Non potrà essere così, perchè le tradizioni da cui i due sistemi provengono non permettono una commistione di patrimoni. Troppe le differenze che la storia e le riforme hanno prodotto. Troppe le distanze culturali di chi quei due mondi li vive quotidianamente. [Lo dico senza polemica e senza presunzione]. Troppe le differenze di categoria: basta pensare che nella maggior parte degli uffici anagrafici italiani, per la compilazione dello stato professionale sulla carta d'identità gli impiegati traducono la qualifica di formatore con quella di insegnante.
[A me è stato risposto che formatore non esiste!]

Mi è capitato di leggere post di studenti di "Scienze della Formazione" che si chiedono che cosa realmente faccia un formatore. Ma nessuno studente di matematica o lettere che abbia voglia di passare la propria vita dietro una cattedra si chiederebbe mai che cosa un insegnante debba fare [!]

Il problema nasce da un equivoco in cui spesso anche gli stessi operatori della Formazione rischiano di cadere. Il pensiero comune è:
lavoro con le risorse umane, mi occupo della loro istruzione ergo sono un insegnante.

Dimenticando le specificità della propria professione e le differenze che caratterizzano le diversità di approcci e di obiettivi.
[E' tutta questione di obiettivi!]

Non c'è ancora un'interiorizzazione dell'identità professionale, non esiste un'idea concreta di comunità del sistema formativo. Manca un aggregatore!

Ma esiste forte e ben definita una identità culturale della Formazione Professionale, agita con determinazione in contesti formativi di eccellenza [anche di ispirazione religiosa e sociale].
Allora perchè non partire da qui, con meno ingenuità, meno modestia e meno autoreferenzialità?
Perchè non confrontarsi con quel mondo che con maggiore dignità porta l'etichetta di Istruzione?

Perchè non accettare la sfida e iniziare un processo di emancipazione e istituzionalizzazione della professione dal basso?

Anche un confronto attraverso il web può essere un mezzo per acquisire identità!

2 commenti:

  1. Cara Lia,
    condivido appieno ciò che hai scritto e maggiori conferme giungono dal passato,tranne per qualche mente illuminata che va dal '500, quando anche il braccio era importante perchè fonte di guadagno,al '600 dove vi furono le prime esigenze di far venire il maestro in un locale dove vi erano i fanciulli e non questi presso lui,al'700 e'800 con le rivoluzioni, comprese quelle industriali, con maggior richiesta di persone preparate tecnicamente, ai grandi personaggi religiosi o filantropi che vedevano nella "professione" uno strumento educativo e di riscatto anche sociale.
    Come hai potuto leggere anche se con rare eccezioni la FP è stata trascurata e poco considerata anche dalle grandi menti per pregiudizio culturale che nasce dall'idea che esista una superiorità delle arti liberali guidate dalla mente( retorica, teologia-studio della lingua latina- ..)da quelle meccaniche guidate dal braccio (orafo, tessitore, falegname, fabbro, panettiere,- a seguire meccanico, idraulico,cuoco...).Questo retaggio trova origine dal fatto che nell'antichità veniva assegnato tutto ciò che era manuale a categorie di persone con diritti limitati, cosa che ha spesso reso difficile anche le regole dei monaci (ad es la Regola dei Benedettini hora et labora non fu di facile applicazione).
    La situazione come ho scritto precedentemente si modificò con l'esigenza di nuove forme di istruzione tecnica e di preparazione più specialistica, ma qui nasce la dicotomia istituti tecnici e formazione professionale, ancora una volta non acquisisce il significato che le spetta.
    Continua la prossima puntata
    Daniela

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  2. Grazie Daniela per la Tua interessante disanima. Infatti il problema nasce proprio dall'equivoco storico [oserei dire] che "istruire" per le arti del fare sia meno "liberale" e ..alto dell'insegnare le lettere e le scienze. Purtroppo si è ancora lontani dall'idea che Educare significhi formare l'Uomo a 360° per l'arte della vita. A questo punto mi vien da dire, provocatoriamente...forse questa mia visione prevede maggiore completezza. Che il compito della Formazione Professionale sia più arduo di quello dell'istruzione? [che i colleghi della Scuola non me ne vogliano]

    p.s.scusa Daniela ho spostatato il tuo commento qui..perchè lo avevi inserito nel post dello sciopero del 14 luglio! Per questa ragione appare come anonimo!

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